L’IsIAO sepolto e il deserto italiano
Tempo fa su questo blog, si lamentava la pochezza, se non la totale assenza, di think tank italiani per quanto riguarda le questioni strategiche e geopolitiche orientali in particolare.
Ammetto la mia distrazione e negligenza degli ultimi mesi, ma solo oggi ho scoperto quel che è successo all’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente (IsIAO, di cui potrei anche dare il link, ma il sito è morto).
Ammetto, ripeto, di averlo frequentato poco perché, pur stando a Roma, mi è un po’ fuori mano. Ma quando oggi sono entrato nel portone e cercavo di orientarmi in quello che era il suo bell’androne che conduceva alla biblioteca, sono rimasto sbigottito: due grosse sculture coperte con uno straccio, una porta chiusa con catenaccio, un gabbiotto-usciere privo di usciere e con solo qualche carta e tanta polvere, un neon ronzante e nulla più. Nè un avviso, né un comunicato che rispondesse alla targa fuori esposta.
In realtà, apprendo da uno sconsolato ex-dipendente che incrocio mentre porta a passeggio il cane, l’IsIAO è commissariato dallo scorso novembre (qui il decreto del Ministro degli Esteri in cui si nomina come “commissario liquidatore” l’ambasciatore Armellini), a causa di un buco di bilancio spaventoso e debiti pregressi per cifre che vanno dai 3 ai 4 milioni di euro.
Da allora si son levate di tanto in tanto voci di protesta (i 18 dipendenti da mesi senza stipendio ancora oggi); alcuni interessati hanno aperto un blog (isiaoghots che a conferma del suo nome è fantasma, cioè inattivo, dal febbraio scorso). In ultimo trovo un richiamo nientemeno che di Giorgio Napolitano che durante la Giornata dell’Africa del 25 maggio scorso — voluta dal defunto G.Gnoli, uno dei fondatori dell’IsMeO confluito poi nell’IsIAO — rivolgendosi al commissario dice: “Nel momento in cui l’Africa si affaccia con rinnovata e fresca vitalità sulla scena mondiale, l’Italia ha bisogno ancor più di un centro propulsore di attività e studi, come l’ISIAO, per capitalizzare il patrimonio accumulato in decenni di rapporti fecondi col continente africano” (qui l’intervento integrale).
Bene, siamo a luglio e siamo al buio totale.
Alcuni possono obiettare che l’IsIAO sia stato gestito a lungo come uno dei soliti carrozzoni pubblici, ma è comunque innegabile che nel bene e nel male abbia portato avanti un discorso culturale, gestendo missioni archeologiche e accumulando un patrimonio (la sua grande biblioteca, i reperti forniti al Museo Nazionale d’Arte Orientale), che in Italia è necessario qualcuno continui a portare avanti, semmai con strumenti ancora migliori e più efficaci.
Perché al di là dell’episodio, è proprio questa mancanza, anzi l’urgenza, che si sente sempre più, specie in periodi di crisi: la mancanza e l’urgenza di laboratori di formazione di persone ed elaborazione di cultura capaci di affrontare le questioni internazionali, in particolare quelle riguardanti l’Africa e l’Oriente, in maniera seria, corretta e scientifica.
D
https://in30secondi.altervista.org/2012/07/04/lisiao-sepolto-e-il-deserto-italiano/In 30 secondiafrica,isiao,italia,medio oriente,mediterraneo,oriente
occupy isiao?
perché no. Lancia l’idea, si raccolgono adesioni, poi ci si dà un appuntamento e se c’è il numero si fa.
Ci sto.
Ci state?
D
Ci sto :-)
Nei prox giorni preparo una cosa…
Chiedo scusa e, nel frattempo, grazie a chiunque saprà aiutarmi. Ho letto un sacco di cose sull’Isiao e sono un pò preoccupato visto che, per la stesura della mia tesi ho bisogno di alcuni libri che esistono solo nel fondo dell’istituto. E’ ancora aperto? Sono toscano e fare un viaggio nella capitale per trovare la porta chiusa, mi scoccerebbe. Cerco di contattare qualcuno, ma da qualche giorno non sto avendo risposta…chemi sapete dire? Grazie mille!!
Ciao Vittorio. Anch’io ho cercato di contattare qualcuno dell’IsIAO ma non ho finora ricevuto risposte. A quanto so è chiuso.
Almeno per ora puoi risparmiarti un viaggio nella capitaleI. o ci son stato 2 settimane fa ed è chiuso incatenato e impolverato.
D
l’isiao era il “laboratorio formazione” di cui senti la mancanza lorf?
no di certo, infatti la frase era staccata dall’episodio isiao.
E in ogni caso penso che istituzioni come l’isiao, potrebbero (o avrebbero potuto) diventarlo, se solo lo si volesse, nel senso che ne avrebbero le potenzialità e in un certo senso anche la “vocazione”.
D
Buonasera,
un vero peccato la chiusura dell’Isiao. Ci ero stato per l’ultima volta lo scorso anno durante una missione di ricerca e già si respirava aria di smobilitazione. Tra l’altro, oltre alla biblioteca e alle varie attività scientifiche, l’Istituto conservava un archivio fotografico sull’Eritrea e sulla Libia (quest’ultimo, mai inventariato per assenza di fondi, non era consultabile: un peccato per chi come me si occupa di questo Paese in epoca coloniale e post coloniale). Che fine farà questo patrimonio?
Sempre su Roma, per chi voglia fare ricerche segnalo che è aperto l’Istituto per l’Oriente Nallino di Via Caroncini (zona Parioli), che conserva volumi e altro materiale interessante sull’area arabo islamica.
Cordialmente,
Tommaso Palmieri
Dottorando IREMAM Aix-en-Provence (FR)
Grazie per la testimonianza.
Sì, l’IPO è ancora vivo, malgrado soffra dei soliti problemi esistenziali.
D
PS: Fra l’altro ho bei ricordi dell’IREMAM di Aix durante il mio dottorato, è ancora quella bella struttura che sembra fatta apposta per chi “ricerca”?
Beh debbo dire che l’IREMAM resta un punto fermo della ricerca sul mondo arabo e islamico in Francia, all’interno di quel labirintico intreccio di laboratoires che è la Maison Méditerranéenne de Sciences de l’homme aixoise. Più in generale, nonostante i tagli che si sentono anche da parte transalpina, debbo dire che il binomio collaborativo CNRS-Université permane un pilastro della struttura accademica francese, ciò che consente (non a tutti, ma a una buona fetta di doctorants et chercheur) un periodo di studio stabile e fruttuoso.