La Siria ha negato ripetutatmente di disporre di armi di distruzione di massa, ed in particolare armi chimiche, firmando un trattato a riguardo nel 1993.

Però non ha mai firmato o ratificato il trattato internazionale sulle armi chimiche dello stesso anno (CWC), creando di fatto una situazione di grande ed anomale ambiguità (questa convenzione ONU del ’93 è infatti stata ratificata da quasi tutto il mondo, ed è una delle più importanti in materia. Stabiliva la distruzione di tutte le scorte mondiali entro il 2007).

Quindi l’arsenale chimico siriano è clandestino (oggi però dichiarato) e sostanzialmente conosciuto solo per fonti d’intelligence, quindi inaffidabili, o di analisiti militari appena più affidabili.

Si tratta comunque di stime.

Secondo al Jane (una delle più importanti riviste americane di difesa) nel 2007 c’è stata un’esplosione in Siria quando personale non ben addestrato ha provato a montare una testata chimicha (gas mostarda o simile) su uno Scud B (o copia iraniana).

Questo dimostrerebbe sia la capacità di gestire armi chimiche a lungo raggio montate su missili, sia la non capacità a farlo bene e con personale ben addestrato.

Il grosso dell’arsenale dovrebbe essere vecchiotto (anni ’60-’70) e formato dal “buon vecchio” gas mostarda, un regalo all’umanità fatto dalla prima guerra mondiale, e l’unico di cui i sovietici fossero ben disposti ad insegnare le tecnologie in giro per il mondo.

E’ un gas molto pericoloso per i civili, ma facilmente trattabile e gestibile dai militari, in effetti in caso di guerra con Israele avrebbe un impatto limitato sulle operazioni, viceversa, come insegna Saddam con i Curdi, può essere micidiale se usato contro un villaggio inerme.

Per “infastidire” gli eserciti israeliani e turch,i la Siria si è dotata (anni ’70-’80) di gas nervini, come il micidiale VX (un liquido vischioso che libera per lungo tempo gas nervino, ideale per le testate degli Scud a submunizionamento, ma i sovietici si sono ben guardati da dare ai loro alleati testate con la capacità di trasportare submunzionamento al posto della carica esplosiva convenzionale, quindi se la Siria avesse questo tipo di munizionamento sarebbe su tecnologie indigene o, presumibilmente, iraniane e nord-coreane).

Diffusi sono inoltre anche i nervini GB e i GA, quelli, per la cronaca, usati dai nazisti nelle camere a gas, estremamente letali, molto più facili da produrre del VX, ma molto volatili e difficili da impiegare, visto che se se ne impiega una piccola quantità all’aperto basta un colpo di vento per perdere buona parte dell’efficacia del gas.

Le serie G dei nervini sono quelle più diffuse nel “terzo mondo”, e furono ampiamente impiegate contro l’Iran dall’Iraq quando questo era un alleato dell’occidente. Anche per questo l’Iran le conosce molto bene.

Se gli Scud siriani sono a testata singola senza sub-munizioni, hanno solo una limitata capacità di contaminare le aree abitate, causando una devastazione di grande entità. Ma in una zona contenuta (un isolato invece che un quartiere per intenderci, grande concentrazione, povera dispersione).

Inoltre questo tipo di testata è intercettabile per la contraerea israeliana, (in teoria, in pratica ho i miei dubbi), mentre quella a sub-munzioni, anche se abbattuta da un missile anti missile, rimane relativamente pericolosa, persino se cade su zone poco abitate.

La Siria ha però razzi d’artiglieria a lunghissimo raggio con testate a sub-munizionamento, sia indigeni, sia su avanzate tecnologie iraniane, forse anche a guida “inteligente”, ma sono armi da poco entrate nell’arsenale siriano, e in piccola quantità.

Non sembra, stranamente, che vi siano depositi di Iprite, un’altro gas piuttosto primitivo, “vecchio” e facile da produrre, ma persistente (fu molto usato dall’Italia in Etiopia).

L’Iran, pur disponendo della piena capacità di produrre gas, anche nervini, è una delle nazioni in cui è più forte la contrarietà al loro utilizzo, per le traumatiche esperienze, condivise anche da molti politici del regime, derivanti dalla guerra con l’Iraq.

I gas sono uno spauracchio, ma non sono sostanze altamente efficenti (anche se i nervini lo sono più degli altri) in guerra.

Per i gas normali basta una maschera anti gas (anche altre precauzioni, come gli occhialini e le sciarpe bagnate, unite ad una rapida fuga, fanno il loro effetto), per i nervini occorre una preparazione NBC più complessa (colpiscono anche la pelle, e non solo le mucose o le vie respiratorie come gli altri), tutto però alla piena portata di ogni esercito moderno.

Certo i gas possono portare a delle invalidità permanenti e fanno molto paura anche ai militari.

Diverso il discorso per i civili.

Comunque non bisogna mai sottovalutare la difficoltà tecnica di portare il gas a contaminare le potenziali vittime, ed in quantità sufficiente ad arrecare danni.

Molte operazioni chimiche della prima guerra mondiale (o anche di quella Iraq-Iran) accuratamente pianificate, si rivelarono dei fiaschi o addirittura furono controproducenti, perchè il gas è diverso dalle altre armi, sembra quasi dotato di una propria volontà, e non ubbidisce ciecamente a chi lo usa.

Per la Siria attaccare Israele o la Turchia con i gas, colpendo obbiettivi (civili o militari) sarebbe controproducente, e in fin dei conti le sue capacità in questo campo appaiono relativamente limitate, sopratutto in questo momento (si tenga presente che i gas nervini di tipo G sono altamente corrosivi, richiedono un maneggio molto impegnativo da parte del personale, disciplina, tranquillità nelle operazioni, lente e laboriose, prima del lancio ecc. ecc. mentre il VX è pericolosissimo se maneggiato male e può creare più problemi a chi lo lancia di chi lo riceve).

La casistica d’impiego dei gas sui civili è, fortunatamente, scarsa, l’attentato alla metropolitana di Tokyo (leggete il libro di Murakami Haruki a riguardo) è il caso peggiore mai verificatosi (assieme all’altro fatto dalla medesima setta poche settimane prima), pur causando un numero abnome di contaminati da gas nervini (con molte persone rimaste inabili in maniera seria e permanente), ha causato pochi morti perchè la dispersione del gas non è un affare da nulla, richiede tempo, buone condizioni meteo (il vento rimane fondamentale). In quel caso però vi fu una pronta reazione da parte del sistema sanitario giapponese (relativamente pronta, visto il livello di polemiche successivo), un buon ospedale può curare facilmente buona parte delle contaminazioni.

Se invece il gas come il VX (ma anche il mostarda) venisse sparso su un villaggio isolato, sotto assedio, ecc. ecc., sarebbe un disastro. Potenzialmente morirebbero tutti. Ed i pochi sorpavvissuti potrebbero rimanere ciechi (mostarda) o subire lesioni neurologiche ulteriori alla cecità (nervini).

Certo per fare questa operazione servirebbe personale addestrato, buone condizioni meteo, tempo, probabilmente un attacco notturno o all’alba sarebbe più letale, sorprendendo le persone nel sonno. Esistono molte semplici precauzioni contro le armi chimiche (contro i nervini per esempio bisogna togliersi i vestiti non appena si esce dalla zona contaminata ecc. ecc.) ma queste precauzioni le conosce un militare, non una donna o un bambino.

La possibilità di utilizzare gas lanciati da elicotteri o da aerei (ma sopratutto da elicotteri con soluzioni “di fortuna” che potrebbero colpire anche i lanciatori, comunque nella metropolitana di Tokio usarono una sorta di gavettone) esiste, e i danni su un villaggio sarebbero, sia pure più contenuti, seri.

Il munizionamento d’artiglieria siriano per le armi chimiche non lo conosco, ed in tutta franchezza non credo a nessuna della fonti che ne parla. Resta la possibilità di avere proiettili da cannone-obice pesanti caricati con gas, sopratutto con gas mostarda che ben si presta a questo impiego (i nervini sono un po’ più complicati, i proiettili andrebbero caricati poco prima del loro impiego, il ché a mio avviso è difficile in un paese in guerra civile come la Siria adesso).

Il mezzo più indicato sarebbe il cannone sovietico da 180mm, ma la Siria ne dovrebbe avere solo 10 (peraltro in funzione anti-nave), ma anche i mortai pesanti da 240 mm e i cannoni/obici da 152 andrebbero bene. Anche i razzi d’artiglieria pesanti di progettazione iraniana o indigena (come il Kaibar da 302 mm, dotato anche di cariche a submunzioni e di 200 km di gittata, tale da renderlo in grado di coprire buona parte di Israele) andrebbero più che bene.

Per fortuna non sembra che la Siria disponga di centinaia e centinaia di pezzi di questo tipo, con centinaia di munzioni caricate ad aggeressivi chimici. Per colpire Israele (o un altro bersaglio), oltre a volerlo (cosa tutta da dimostrare) occorrerebbero alcune settimane di preparazione.

Altre possibilità sono l’utilizzo delle semplici taniche, aperte sotto vento rispetto all’obbiettivo (è il metodo più usato dal 1916 in poi, andrebbe bene contro un villaggio indifeso), oppure riempire di gas mostarda i normali proiettili a lacrimogeni lanciati con tromboncino dai fucili e dai lancia granate. In questo caso la quantità di gas sarebbe limitata, inoltre questi gas sono spesso meno aggressivi dei lacrimogeni, con piccole quantità la zona contaminata risulterebbe piccola, e basterebbe spostarsi di qualche decina di metri (sopratutto se ci si alza di quota) per uscire dall’area d’effetto, mentre i lanciatori dovrebbero preoccuparsi di non avere il vento in faccia.

Anche se i nervini spesso sono inodore e incolore danno subito delle sensazioni di malessere (nausea, vomito, difficoltà a respirare, visione nera), in quel caso chi si spostasse dall’area contaminata, sopratutto se lo fa alla svelta, ha ottime chance di salvarsi. Solo una contaminazione prolungata provoca la morte. In effetti sia nella prima guerra mondiale che nella guerra Iran-Iraq molte pesone morirono perchè non potevano abbandonare le trincee, sottoposte a bombardamento e sotto attacco con mitragliatrici e fucili, mentre se si fossero spostate di 100 o 200 metri si sarebbero salvate.

Per tradizione chi usa i gas prima afferma che il nemico li ha impiegati contro di se, lo fece persino l’Iraq negli anni ’80.

Secondo Global Security, che ha l’autorevolezza di una nonna in cariola, la Siria ha 5 siti principali e uno secondario per lo stoccaggio e l’utilizzo delle armi chimiche: Al-Safir (l’unico in cui vi sarebbero anche gli Scud), Cerin, Hama, Homs, Palmira e Latakya. E’ presumibile cha a Hama e Homs li abbiano tolti, anche se probabilmente lì tenevano lì, da anni, per impiegarli contro una rivolta.

Ma per fortuna pare non vi sia stata la decisione di impiegarli.

Nessuna di queste basi mi sembra dell’aviazione, il che mi puzza, e mi porta a credere che ve ne siano altre, o che questa lista sia completamente di fantasia.

In conclusione è molto probabile che la Siria abbia un arsenale chimico di una certa entità, è meno probabile che possa impiegarlo in una guerra convenzionale contro i propri vicini usando Scud o altri missili (anche se lo sviluppo dei razzi d’artiglieria iraniano è impressionante e continuo), è ancora più improbabile che questo utilizzo risulti devastante.

Però non si può escludere che, come già fece Saddam contro i Curdi verso la fine degli anni ’80, il regime li impieghi come arma di rappresaglia per terrorismo di stato e strategie di repressione dura.

Sarebbe però una facccenda serissima, con ripercussioni altrettanto serie nell’oppinione pubblica mondiale ma sopratutto iraniana, da sempre molto contraria ai gas, molto più che verso le armi atomiche (del resto in Iran il reduce iceco o con problemi polmonari deve essere una presenza diffusa e ben nota alla gente).

Se accadesse le conseguenze sarebbero comunque inimmaginabili, proprio per il grande peso ed impatto psicologico che hanno le armi chimiche rispetto, poniamo, ad un normale bombardamento d’artiglieria (cosa che ormai è la norma in Siria e che uccide lo stesso donne e bambini, ma in modo più “tradizionale” ed “accettabile” psicologicamente di un avvelenamento).

Che la Siria abbia un arsenale chimico è estremamente probabile.

Ma siamo sicuri al 100%? No.

E’ solo “quasi certo”, perché un tempo ne aveva uno e non ha firmato il trattato di messa al bando delle armi chimiche nel 1993 (un’era geologica fa).

C’è una sottile differenza.

La Siria potrebbe aver abbandonato da anni la produzione e disporre di testate fuori uso, un po’ come l’Italia che non ha ancora smaltito del tutto le sue scorte di Iprite fatte da Mussolini durante la guerra d’Etiopa e stoccate dalle parti di Latina.

Ormai sono solo inquinanti e non più tossiche.

La Siria può anche volere che il mondo creda abbia un arsenale chimico per fare paura.

E parla oggi di armi chimiche per far paura agli oppositori interni ed esterni.

Cioè per far pensare che sia in grado di usarle in caso di attacco (quindi in funzione deterrente), e per far pensare all’ESL che se pensa di vincere senza venire gasato sbaglia di grosso.

Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.

Insomma sull’arsenale chimico si resta, come sembra, sullo speculativo.

Lorenzo DeclichIn fiammearmi chimiche,siria
La Siria ha negato ripetutatmente di disporre di armi di distruzione di massa, ed in particolare armi chimiche, firmando un trattato a riguardo nel 1993. Però non ha mai firmato o ratificato il trattato internazionale sulle armi chimiche dello stesso anno (CWC), creando di fatto una situazione di grande ed...