Fra le valanghe di monnezza e le docce di percolato tossico che oggi compaiono sul web come commentario dei fatti di Bengasi, spicca il commento di Vittorio Feltri sul Giornale.

E’ intitolato “Che follia suicida attaccare Gheddafi“.

Feltri parte con una mistificazione molto comune: lega i fatti di Bengasi alla “primavera araba”.

Ammesso che abbia senso chiamare le rivolte arabe “primavera araba”, la relazione di causa-effetto (Bengasi-primavera araba) è falsa.

In Libia c’è stata sì una rivolta (relativamente circoscritta), ma presto si è trasformata in guerra.

Ci sono stati 10-15.000 morti.

Per Feltri la Libia “ormai ha rivelato in pieno la sua indole fanatica”, laddove qualche settimana fa alle elezioni ha vinto il partito più filoamericano di tutti, il partito di Mahmud Jibril.

E, proprio qualche giorno fa, il nuovo parlamento libico ha eletto un Primo Ministro decisamente filoamericano, Mustafa Abu Shagur.

E proprio ieri vi sono state manifestazioni anti-terrorismo e anti-jihadismo a Tripoli e Bengasi.

A fronte di una Libia che sotto Gheddafi non aveva istituzioni democratiche, nemmeno finte.

Una cosa è dire che le nuove istituzioni libiche fanno fatica ad avere il controllo del territorio e dei gruppi armati, e che all’apertura di un nuovo corso si riaffacciano pericoli che erano stati dimenticati (o messi sotto al tappeto), una cosa è dire che “la Libia”, tutta quanta, ha “rivelato in pieno la sua indole fanatica”.

E infatti Feltri si corregge.

Non è “la Libia”, ma un gruppo di “esaltati estremisti” a generare il caos.

L’uccisione dell’ambasciatore e di tre cittadini statunitensi (trascurando la vittima in Egitto nel corso di disordini) dimostra che, da Tripoli a Bengasi, quel Paese è in balia di esaltati estremisti incapaci di essere tolleranti, i quali si servono di pretesti religiosi per accanirsi su chi abbia idee diverse dalle loro.

Quindi anche su quella grande maggioranza di libici che ha votato per candidati “amici degli americani”.

Ma Feltri non considera questi votanti come parte della “Libia”.

Li cancella, pur essendo milioni.

Strana idea della democrazia.

Strana idea della società.

Per Feltri vale tutto ciò che sia in grado di proteggere la sua personale libertà, la sua sicurezza.

Il resto “non è democrazia”.

Si capisce, dunque, perché secondo Feltri era meglio Gheddafi:

Se una volta la Libia era potenzialmente una minaccia, oggi è un reale pericolo e non si limita ad annunciare violenza, ma la esercita con efferatezza.

Insomma: noi dovevamo tenerci Gheddafi, in nome della democrazia.

Nonostante i libici.

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p.s. se volete rifarvi un po’ di bile leggete anche Luttwak.

 

 

Lorenzo DeclichLost Osamabengasi,il giornale,libia,terrorismo,vittorio feltri
Fra le valanghe di monnezza e le docce di percolato tossico che oggi compaiono sul web come commentario dei fatti di Bengasi, spicca il commento di Vittorio Feltri sul Giornale. E' intitolato 'Che follia suicida attaccare Gheddafi'. Feltri parte con una mistificazione molto comune: lega i fatti di Bengasi alla 'primavera...