Specialmente in questi anni, in cui l’informazione è così saturante, si fa fatica anche solo a ricordare ciò che è successo ieri. Si entra nel grande tubo della rete, si fa “un’esperienza” molto piena e coinvolgente, il giorno dopo rimane la sensazione ma il ricordo scema e le sinapsi rimangono inerti. Anche a me succede, purtroppo.

Il fenomeno non si verifica, però, quando ieri c’era tuo figlio, tuo fratello, un tuo amico e oggi non c’è più. E questo è il motivo per cui le famiglie, gli amici dei caduti o degli scomparsi in un dato contesto sono un antidoto all’oblio. Ciò che viene dopo quell’evento luttuoso diventa ben poco importante, se non si relaziona con esso. Ma quando parliamo dei comitati di familiari delle vittime della rivoluzione in Egitto entra in campo qualcosa di più: la memoria collettiva di una rivoluzione.

La battaglia di Mohamed Mahmoud, in questo senso, è forse il più importante episodio registratosi nei mesi della rivoluzione egiziana. Tutto iniziò quando le forze di sicurezza attaccarono il sit-in nella vicina piazza Tahrir, la mattina del 19 novembre 2011. Il sit-in era stato organizzato per chiedere che il Consiglio Supremo delle Forze Armate, allora al potere, di cedere il potere alle autorità civili.

Ma l’ondata di proteste andava scemando e molti di coloro che erano al sit-in erano parenti vittime della rivolta. Furono gli scontri più violenti mai registrati a partire dal 25 gennaio. Morirono 47 persone e migliaia rimasero ferite. Militari e poliziotti repressero senza remore, e miravano agli occhi, supportati da un Consiglio Supremo delle Forze Armate che combatteva per mantenersi in sella e guidare la transizione e dal silenzio di una Fratellanza Musulmana che voleva le elezioni, voleva chiudere, traendone vantaggio, la “parentesi” rivoluzionaria, e quella gente che ancora protestava non giocava a suo favore.

Chi reprimeva o taceva sapeva bene quale fosse la posta in gioco. Oggi i militari sono ancora una forza economica e politica decisiva in Egitto e i Fratelli Musulmani sono al Governo del paese. Ma la manifestazione di commemorazione delle vittime di Mohamed Mahmoud, quest’anno, ci dice che chi era lì ricorda bene, e ricorderà per sempre. Potete giudicare come volete queste persone, ma è bene sapere che qualcosa di rivoluzionario in Egitto è rimasto.

Lorenzo DeclichIn fiammeislametro,Prequel
Specialmente in questi anni, in cui l'informazione è così saturante, si fa fatica anche solo a ricordare ciò che è successo ieri. Si entra nel grande tubo della rete, si fa 'un'esperienza' molto piena e coinvolgente, il giorno dopo rimane la sensazione ma il ricordo scema e le sinapsi...