Due concetti, in contatto fra loro, entrano in gioco quando si argomenta riguardo alla dimensione “guerriera” dell’isl_am (1): _gih_ad e d_ar al-.harb / d_ar al-isl_am.

Entrambi vanno spiegati ed hanno a che vedere con un particolare tipo di “universalismo politico” spesso erroneamente considerato l’unico elemento universalistico dell’isl_am.

_gih_ad

Si tratta di un concetto rivoltato per lungo e per largo da centinaia di studiosi, neofiti, terroristi, giornalisti e semplici cittadini. La documentazione al riguardo è dunque sufficiente (anche se spesso poco attendibile). Basti qui notare che – al di là dei nostri pluricitati sciroccati – il _gih_ad inteso più o meno approssimatamente come “guerra santa” contro gli “infedeli” è grossomodo storicamente legato:

      a) alle prime invasioni arabo-islamiche (VII-VIII sec.)

 

      b) all’invasione da parte di elementi non islamici in territorio islamico (le crociate)

 

    c) alla difesa delle frontiere del mondo islamico (fino al XIII secolo i “monaci guerrieri” dei rib_a.t – piccoli fortini frontalieri – nonostante si definissero come .g_az_i – ovvero “invasori” – si limitavano a compiere “razzie” in territorio “non islamico”).

Va da sé che usare il concetto di _gih_ad per spiegare una vera o supposta “insita” tensione dell’ideologia islamica verso una conquista “violenta” dell’universo-mondo è estremamente azzardato (2).

d_ar al-.harb/d_ar al-isl_am

Per prima cosa è importante sottolineare che la lingua araba fa e ha fatto largo uso della locuzione d_ar al-[…]: d_ar significa principalmente “edificio/luogo deputato a…” (e in questo senso significa anche “casa”). Fra i vari esempi: il concetto di “biblioteca” è stato espresso nella storia con le locuzioni “d_ar al-.hikma“, luogo della saggezza/sapienza (Bagdad Abbaside) o “d_ar al-kutub“, casa dei libri (così si chiama anche la Biblioteca nazionale egiziana); diverse città del mondo islamico si chiamano “D_ar al-sal_am“, luogo di pace, (è anche – tristemente – uno dei soprannomi di Bagdad).

Fra le varie diciture che usano questa locuzione si consideri la oggi usatissima d_ar al-hi_gra – casa/luogo di emigrazione – che non ha una codificazione “islamica” medievale.

In secondo luogo, sebbene l’attenzione occidentale si sia soffermata sul concetto di d_ar al-.harb (zona di guerra, casa della guerra) in opposizione a quello di d_ar al-isl_am (zona islamica, casa dell’isl_am), la terminologia tecnica islamica è molto più ricca: d_ar al-`ahd, casa del patto (nel senso soprattutto di “alleanza” [in particolare si veda Gli ‘ahdname (Libri della Pace) ed il dar al-‘ahd (Terre della Pace) di Giuseppe Cossuto]; d_ar al-.sul.h, luogo di tregua (Abode of Truce); d_ar al-ma.sl_uba, luogo della razzia ecc.

È fondamentale precisare, inoltre, che il concetto di d_ar al-.harb è stato introdotto dalla giurisprudenza islamica (fiqh) e non figura nel Corano. Ab_u Han_ifa (padre della scuola giuridica sunnita hanaf_ita) coniò la distinzione fra d_ar al-.harb/d_ar al-kufr (casa della guerra/dei miscredenti) e d_ar al-isl_am (luogo/casa dell’isl_am) nel IX sec., e cioè quando l’impero islamico era già formato (e florido). Si tratta dunque di un discrimine “politico” e solo secondariamente religioso (non compare neanche nei .had_i_t, le tradizioni sulla vita del profeta, la seconda fonte dell’isl_am) operato in un contesto politico in cui l’impero islamico rappresenta – insieme all’impero cinese – il potere più forte del pianeta.

Secondo Ab_u Han_ifa un territorio può considerarsi d_ar al-isl_am se:

      a) I musulmani possono viverci in pace e sicurezza;

 

    b) Le sue frontiere toccano un altro territorio islamico (3).

La distinzione, insomma, ha un carattere di tipo politico e – oltretutto – sembra applicarsi “a posteriori”. Ab_u Han_ifa, ai suoi tempi, era più impegnato a definire se fosse consigliabile o meno risiedere in territori “non-islamici” – e pensava che non fosse auspicabile – che non a determinare se l’isl_am dovesse “conquistare il mondo intero”: probabilmente – vista la geografia del tempo – percepiva la d_ar al-kufr come un luogo periferico e remotissimo. Anche i suoi contemporanei e molti dei suoi successori erano concentrati su faccende di “residenza” in territori non islamici. Le opinioni, con il passare dei secoli, divennero morbidissime – anche in ragione dell’invasione mongola prima (XIII sec.) e della “rotta” in Spagna (XV sec.) poi – fino a giungere alla succitata elaborazione del concetto di “d_ar al-hi_gra” (4).

Note

(1) Si veda anche a questo proposito la mia recensione “La mistica della guerra” di Dag Tessore

(2) Riguardo al _gih_ad vedi anche L’islam come norma

(3) Più in specifico il concetto è il risultato di ciò che l’isl_am chiama i_gtih_ad, ovvero lo sforzo interpretativo dei pii musulmani (la “porta” dell’i_gtih_ad fu chiusa “fragorosamente” nel X secolo). E considerato che Ab_u Han_ifa era un abitante della Ba.gd_ad imperiale…]

(4) Al di là della determinazione di uno spazio “sicuro” o meno per i musulmani (d_ar al-isl_am), l’isl_am medievale prevede la presenza “legale” di comunità non musulmane nella sua “casa”, mentre il cattolicesimo (soprattutto quello preconciliare) non considera questa possibilità: “occulta” l’altro (rinchiude in “ghetti” gli “scabrosi” ebrei, rei di esistere onostante tutto. Si noti che l’idea delle radici “giudaico-cristiane” dell’Europa e dell’Occidente è decisamente e tristemente “post-nazista”).

23/apr/2007