Ecco come esordisce, dopo il coraggioso titolotto “Siria: contr’ordine compagni, ora Obama la pensa come Putin”, il pezzo di Fulvio Scaglione su Famiglia Cristiana dello scorso 18 dicembre:

Pensate il pianto e lo stridor di denti tra coloro che da mesi ci spiegano che l’intervento russo in Siria è la massima tra le disgrazie e che Vladimir Putin, da quelle parti, difende il male assoluto.

Sto pensando, ma qualcosa non mi torna… vuoi indicarci CHI da mesi “ci spiega” queste cose?

A me non risulta proprio che ci siano questi “coloro”.

Cioè, Fulviè, dico davvero: ma che giornali leggi?

Quello che leggo io sono i report delle distruzioni dell’aviazione russa in un’area della Siria che con l’ISIS non ha quasi niente a che fare.

Distruzioni che farebbe Asad se fosse in grado, cosa che non è.

Distruzioni che non scalzano di un centimetro i gruppi in armi lì locati.

Che il Cremlino faccia il proprio interesse nazionale è indubbio. Com’è indubbio che la stessa cosa facciano tutti coloro che sono stati e/o si sono coinvolti nell’ennesima tragedia del Medio Oriente, dall’Arabia Saudita alla Turchia agli Stati Uniti. Però… Adesso resta il fatto che anche gli Usa di Barack Obama (come peraltro gli altri tre Paesi del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, Cina, Francia e Gran Bretagna, che hanno votato all’unanimità la Risoluzione) concordano sulla strategia che per mesi Putin ha proposto come l’unica realmente e concretamente perseguibile: prima concentrarsi sulla lotta contro l’Isis e poi, una volta vinta questa guerra, pensare al dopo-Assad.

Ecco, a parte il fatto che una parolina sull’equivalenza fra “fare i propri interessi” e “bombardare mercati, scuole e ospedali” te la meriteresti (ma vabbene, mica sono moralista, io), ora senti: sono mesi e mesi che “anche gli Usa di Barack Obama” cercano un accordo con Putin.

Putin c’è sempre stato, in Siria.

C’era ben prima che tu iniziassi a negazionare su Famiglia Cristiana.

Avevano la loro base navale, le loro postazioni radio nei luoghi caldi del conflitto, la loro intelligence, i loro addestratori, i loro consiglieri, insomma tutto l’ambaradan.

Pullulava di russi, in Siria.

Nel 2013 Putin e Obama si erano già messi d’accordo sull’arseale chimico di Asad, ricordi?

La linea rossa… ti suona?

Però aspetta, aspetta un attimo… cosa scrivevi nel 2013?

Scrivevi questa cosa qua, rivelatasi uno dei tanti processi alle intenzioni da buttare nel cesso.

Ecco perché Obama vuole intervenire

Dicevi che Obama voleva intervenire.

Invece Obama non voleva intervenire.

Cercava in tutti i modi di non intervenire, come aveva fatto prima e come ha fatto fino a oggi.

Sarebbe forse stato costretto a intervenire se Putin non gli avesse dato una mano.

E non sappiamo che tipo di intervento sarebbe stato (la storia è piena di “interventi di bandiera” americani, vedi quello in Libia).

Fulvio, Obama non è mai intervenuto davvero.

Ha mantenuto e mantiene i suoi occhi e le sue orecchie nell’area, perché questo vuole fare.

Fulvio, c’è questo problema.

Che tu, come tantissimi altri, fra cui molti “compagni”, hai il complesso degli americani.

Li sovrastimi e li sottostimi allo stesso tempo.

Li sovrastimi perché qualsiasi scorreggetta facciano in pubblico è per te una bomba atomica.

Li sottostimi perché pensi che confusionariamente “cambino idea” quando invece perseguono i loro interessi avendo un disegno strategico.

Mantenendo intatto il quale nulla a loro vieta di apparire come “persone che cambiano idea”.

A te può non piacere il disegno di Obama.

A me, ad esempio, fa vomitare.

Ma ciò non significa che non lo persegua, tutto sommato efficacemente.

Gli Stati Uniti stanno dismettendo le strutture della guerra fredda in Medio Oriente, senza riguardo alcuno per chi – non essendo cittadino americano – muore.

E premurandosi di non ricevere da questa dismissione del danno.

Ad esempio mantengono in piedi, formalmente, le tradizionali alleanze nell’area.

Ma provano a limitare le loro iniziative da “potenze regionali”.

Questo è – forse – la loro più grande preoccupazione.

Obama può anche apparire come uno che “cambia idea” ma il pensiero strategico è chiaro e – fra l’altro – sta avendo qualche successo.

Ma c’è dell’altro.

In tutto ciò Obama e Putin NON si sono messi d’accordo nel “prima concentrarsi sulla lotta contro l’Isis e poi, una volta vinta questa guerra, pensare al dopo-Assad” bensì su un altro tema, quello della “lista” dei buoni e dei cattivi fra i ribelli.

Se Asad è ancora lì è perché gli americani lo hanno lasciato lì.

Di linee rosse superate è lastricato l’inferno asadiano.

E Obama ha fatto finta di non vederle.

Non entrerò nel dettaglio, ma la sostanza è che la “battaglia”, ora, si sposterà su chi debba essere dichiarato terrorista e chi no.

Sarà una battaglia che Obama combatterà fino a un certo punto perché, ripeto, la sua unica vera urgenza è il disimpegno (mantenendo un piede, una mano, un mignolo nell’area).

Saranno i paesi del Golfo e la Turchia a combatterla.

E non è detto che agli Stati Uniti non stia bene che la perdano.

Anzi.

Scaglione, ti sfugge il dettaglio che qualche giorno fa si è chiuso un evento in Arabia Saudita in cui una lista di oppositori armati, fra cui molti jihadisti, ha accondisceso all’idea di discutere di pace, lasciando sullo sfondo il tema irrisolto di Asad.

E la Russia e gli Stati Uniti hanno risposto – insieme – con il voto del Consiglio di sicurezza.

Hanno detto: cari, decidiamo noi chi parlerà di pace.

Questa è la notizia, il resto è ciarla.

E ora entriamo un po’ dentro a questa notizia, Fulvio.

Scopriremo che Putin bombarda quasi soltanto le aree in cui stanno i protagonisti dell’evento saudita.

Con un esito microscopico dal punto di vista militare, nonostante la millantata efficienza (solo il 25% delle loro bombe è telecomandato).

Motivo per cui anche Putin dice: mettiamoci d’accordo fra noi, caro amico Obama.

Ma salto eh, e arrivo a questa frasotta qua:

E’ chiaro, dunque, chi ha cambiato più idea in questi ultimi mesi. Così com’era chiaro che chiedere l’eliminazione di Assad con la guerra in corso significava voler sbandare quel moncone di Stato che ancora esiste in Siria e, soprattutto, sbandare l’unico esercito che combatte i jihadisti sul terreno, spalancando quindi le porte all’Isis. Realtà evidente a chiunque avesse occhi per vedere, considerati anche i risultati modesti di tre mesi di bombardamenti russi e quelli modestissimi di un anno e mezzo di bombardamenti americo-sauditi.

Ecco, qui siamo nel mezzo della vera e propria cazzata.

L’esercito di Asad ha raramente combattutto contro l’ISIS e oggi lo combatte solo molto poco.

Per conquistare una base aerea vicino ad Aleppo ci si sono messi un po’ tutti: iraniani, hezbollah, russi e anche un po’ di esercito di Asad.

L’esercito di Asad è una monnezza.

Senza l’aiuto esterno sarebbe da tempo stato sbaragliato.

Sul terreno a combattere l’ISIS ci sono i curdi siriani delle YPG.

In passato ci furono i ribelli siriani a combattere l’ISIS, diversi dei quali jihadisti, e qualcuno dei quali qaidista.

Tutt’ora in diverse aree della Siria i ribelli siriani combattono contro l’ISIS.

Bene, torniamo al titolo: “Siria: contr’ordine compagni, ora Obama la pensa come Putin”

Non so a quali compagni ti riferisci, Fulvio, ti chiedo di indicarmeli perché da quel che so ci sono alcuni autodefinentisi “compagni” che da sempre stanno con Putin, anche quando il suo prete dichiara la guerra santa.

Poi ci sono altri autodefinentisi compagni che con Obama non ci hanno mai avuto niente a che spartire.

Forse parli di democristi, Fulvio.

Vecchi democristi filoamericani nel senso più democristo che c’è.

Tiro a indovinare eh… mica ci azzecco sempre.

Concludendo:

  1. hai messo in scena un antagonismo che non c’è, o perlomeno non c’è nella forma da te indicata (Putin-Obama);
  2. hai eliso, nella tua analisi, un elemento fondamentale (l’incontro saudita);
  3. hai diffuso un falso (l’esercito siriano, unico a combattere l’ISIS);
  4. hai fatto dire a persone (i sedicenti compagni) ciò che loro non dicono (dicono spesso, invece, altre gigantesche minchiate).

Scusa per i toni eh.

Cordialmente.

“Syrians have lost faith in the world. They see me out there and they tell me that I’m wasting my time. I’m not naive, but I believe in the principles of what I’m doing.” (cit. Rami Jarrah)

Lorenzo Declichinsectatiofulvio scaglione,obama,putin,siria
Ecco come esordisce, dopo il coraggioso titolotto “Siria: contr'ordine compagni, ora Obama la pensa come Putin”, il pezzo di Fulvio Scaglione su Famiglia Cristiana dello scorso 18 dicembre: Pensate il pianto e lo stridor di denti tra coloro che da mesi ci spiegano che l'intervento russo in Siria è la...