Qatar: il paese dei prestanome
Lo stato del Qatar, lo scrivevo qui, è uno stranissimo empty space, uno di quei non-luoghi del mondo contemporaneo dove vivono in pochissimi, ricchissimi individui.
J. dice che lì lo sport nazionale è andare la domenica col gippone a fare il classico barbecue all’americana.
Al posto delle sequoie i qatariti trovano dune, ma fa lo stesso.
Ripeto:
- Reddito pro-capite: 86.008 dollari (primi al mondo).
- Popolazione: 1.600.000 persone.
In virtù della sua ricchezza il Qatar non ha bisogno di democrazia e libertà di espressione. Ciò avviene anche grazie a particolari leggi sull’imprenditoria — dice J.: in Qatar qualsiasi attività economica deve avere un titolare qatarita.
I qatariti sono un popolo di prezzolati prestanome.
Il Qatar ospita la televisione più importante del mondo arabo, al-Jazeera, della quale maneggia i contenuti.
Ospiterà i mondiali di calcio.
Ospita ogni genere di fratello musulmano in via di riabilitazione internazionale (vedi al-Qaradawi o al-Salabi) e pronto per fare da guida spirituale a un qualche partito demoislamico ultra liberista.
E’ solidale con il cosiddetto Occidente, ad esempio in Libia.
Imprende in ogni dove e guadagna posizioni rispetto a tutti gli altri là dove, nel mondo arabo, ha avuto luogo con successo una rivolta.
Promuove il Mondo B dell’Islamercato, non è uno dei BRIC.
Non si pone più in antagonismo con l’Arabia Saudita, anzi: si configura sempre più come il prestanome degli interessi sauditi nel mondo, essendo i sauditi spesso impresentabili.
Oggi sappiamo anche che il Qatar è l’economia più in crescita di tutto il pianeta.
Dovremmo chiederci cos’è davvero il Qatar.
https://in30secondi.altervista.org/2011/08/30/il-qatar-vola/Islamercatoqatar
Ed aggiungerei (visto che ho la mente sempre rivolta alla guerra di Libia), è stato il vero motore della coalizione internazionale in sostegno del CNT, anche se, va sottolineato, anche in questo caso sopratutto come prestanome.
La propaganda libico-gheddafiana continuava a parlare di migliaia di mercenari e reparti speciali qatarioti che combattevano con gli insorti, anzi erano gli insorti (visto che tutti i veri libici amerebbero Gheddafi più della loro stessa vita…). Però il Qatar ha un esercito di 8.500 uomini, i cui reparti da combattimento saranno di 2-3.000 uomini al massimo e non sono facilmente dislocabili in Libia.
In realtà i Qatar ha impegato più di metà della sua minuscola aviazione e, con ogni probabilità, tutti i suoi pochissimi uomini dei reparti speciali (che nella fattispecie non sono particolarmente speciali, sono una sorta di SWAT anti terrorismo, non all’altezza di SAS o SEAL), inviato un po’ di armi (per lo più vecchiotte), parecchie munizioni, molti moltissimi soldi (che però sul campo si sono visti poco, quindi il sospetto che siano stati intascati da qualche corrotto arraffone c’è), e spalleggiato alcune brigate più di altre.
Con una scelta politica a mio avviso concordata con le altre monarchie del golfo.
Non credo sia un caso che tantissimi esponenti del CNT e dell’Esercito di Liberazione Nazionale si siano recati con il cappello in mano di Qatar, sopratutto tra maggio e luglio.
L’aiuto forse più determinante dato da Qatar è stato la costruzione, fino a pochi giorni fa segreta (ma sospettata), di un areoporto sui Nafusa, in modo da poter spostare in tutta tranquillità 2-3 brigate dall’est della Libia all’ovest, con un ponte aereo, giusto ai primi di agosto, più almeno un altra ai primi di luglio.
Comunque lo dico e lo ripeto i ribelli libici sono “libici doc”, l’aiuto internazionale è servito in 2-3 fasi (sopratutto all’inizio e durante l’offensiva di metà agosto, quando, tra l’altro, la presenza sul campo di qualche decina di osservatori/designatori delle SAS britanniche si è fatta sentire), ma le forze in campo sono in netta maggioranza libiche.
Semmai è importante considerare, da un punto di vista sociale e politico, quanti libici esiliati, immigrati o addirittura nati fuori dalla Libia siano ritornati per combattere. Sono tanti e sono stati molto importanti per la guerra e, credo, anche per il dopo guerra.
Guardare per credere la pagina facebook della Brigata Tripoli (una delle più grosse delle forze ribelli, che, dalle foto, sembra anche molto più professionale di altre; NB almeno metà di quello che dicono va verificato molto attentamente prima di essere creduto).
http://www.facebook.com/Tripoli.Brigade
Interessante notare come questa brigata, che in teoria dovrebbe essere quella più “occidentalizzata”, visto che parecchi dei suoi membri sono cittadini britannici o canadesi, è stata anche una di quelle più spalleggiate dal Qatar, sia nell’equipaggiamento (ed in generale l’equipaggiamento dei ribelli fa pietà, molto più dell’armamento) sia nell’addestramento.