Nag' Hammadi, 5.0
Questa storia ha inizio nel 2010, 7 gennaio, e ha a che vedere con:
- una strage di copti,
- un parlamentare del partito di Mubarak, Abd al-Rahim al-Ghul
- le recenti elezioni della Camera bassa
Quel 7 gennaio una squadra di tre assassini, Mohamed el-Said Mohamed el-Kamony, Korshi el-Haggag Mohamed Ali e Hindawi Mohamed Said Hassan, aveva sparato sui copti, a Nag’ Hammadi (Alto Egitto) facendo 7 vittime (6 copti e una guardia non-copta).
La versione ufficiale fu che il massacro era avvenuto per vendetta: dei copti avevano stuprato una dodicenne e i tre, per vendicarsi avevano fatto la strage. Ma v’erano dubbi, espressi a suo tempo dalla blogger di Egyptian Chronicles, dovuti al fatto che fra gli attentatori non vi fosse alcun parente della vittima e che Kyrillos, il vescovo di Nag’ Hammadi, avesse dichiarato che l’attacco era diretto a lui. I tre, il cui capo era el-Kamoni (giustiziato, fra l’altro, il 17 gennaio 2011), risultavano in verità essere veri e propri sgherri di Abd el-Rahim al-Ghul, un parlamentare del partito di Mubarak eletto in quell’area: sembrava verosimile che Kyrillos avesse problemi con questi sgherri che avevano dunque compiuto sì una vendetta ma non una vendetta legata a quello stupro.
Forse, dietro all’intera vicenda, c’era proprio al-Ghul e un cable pubblicato da Wikileaks racconta di come le autorità avessero tentato, al tempo, di “silenziare” il tutto, bloccando alcuni blogger che erano andati sul luogo per vederci chiaro e rubricando il fatto sotto l’etichetta “scontri settari”.
Veniamo all’oggi: al-Ghul –un uomo davvero potente, non c’è che dire– ha avuto il coraggio di candidarsi di nuovo, e di vincere perpetrando brogli, motivo per cui il Tribunale amministrativo di Qena ha annullato le elezioni.
Lo ha fatto, bisogna dirlo, in seguito alle proteste degli attivisti, che hanno bloccato i binari del treno. La protesta era partita dalla Revolution Continues Coalition e dalla Nagaa Hammadi Youth laddove, sembra, circolavano editti islamici che vietavano il blocco dei binari.
Tutto questo per raccontare quanto siano complicate le cose, talvolta. E di come spesso dietro a sigle, etichette e numeri vi siano mafie, malaffare e corruzione.
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