La morte ufficiale della democrazia israeliana
Lo scorso 10 ottobre il Consiglio dei ministri israeliano ha approvato a maggioranza (22 a 8) una misura secondo la quale tutti i nuovi cittadini non ebrei di Israele dovranno giurare la propria lealtà al paese in quanto “Stato democratico ed ebraico” (qui).
C’è poco da commentare. La cosa è molto triste e penosa.
Solo, voglio ricordare una cosa.
Quando iniziai a scrivere sui giornali, all’inizio degli anni ’90, ricordo che si discuteva se non fosse offensivo descrivere Israele come Stato ebraico.
Molti sionisti e non, ebrei e non, di sinistra per lo più ma anche di destra, si scagliavano violentemente contro chi affermasse una cosa del genere.
“Stato ebraico” era un concetto che non aveva cittadinanza, o doveva rimanere sullo sfondo: Israele era solo una democrazia laddove nell’area di democrazie non ve n’erano.
Ora di quel dibattito rimane solo l’imbarazzante esistenza sulle pagine ingiallite di vecchi giornali.
E questo la dice lunga sul punto in cui siamo arrivati.
https://in30secondi.altervista.org/2010/10/12/la-morte-ufficiale-della-democrazia-israeliana/In 30 secondidemocrazia,israele,razzismo
‘Giorno …
Questo è l’attacco di G. Levy su Haaretz uscito un paio di giorni fa:
Remember this day. It’s the day Israel changes its character. As a result, it can also change its name to the Jewish Republic of Israel, like the Islamic Republic of Iran. Granted, the loyalty oath bill that Prime Minister Benjamin Netanyahu is seeking to have passed purportedly only deals with new citizens who are not Jewish, but it affects the fate of all of us. From now on, we will be living in a new, officially approved, ethnocratic, theocratic, nationalistic and racist country.
http://www.haaretz.com/print-edition/opinion/the-jewish-republic-of-israel-1.318135
Ouch. Un vero pugno nello stomaco.
Fantastico.
attenzione alle traduzioni: l’indipendent dà “jewish” “(giudeo”, ossia “ebraico” non in senso etnico-linguistico). è la differenza che c’è fra “repubblica araba” e “repubblica islamica”. bisognerebbe controllare l’originale ebraico.
D
Ecciarraggione Darmius. Ieri sentivo la radio, e i maledetti sono riusciti in effetti a presentarla in una maniera che purtroppo ha un suo perché: dicono, in pratica, che lo stato di Israele è nato come contenitore in cui gli ebrei (inteso in senso etnico-linguistico oltre che e prima che religioso) potessero vivere, visto che altrove era un po’ di tempo che non se la passavano proprio bene e, secondo la loro tradizione, quell’area geografica era la loro culla ancestrale. Parlare di Israele unicamente come stato democratico non avrebbe senso, in quanto trova la sua definizione e ragione di esistenza esattamente nell’essere stato ebraico. E con questo decreto, l’intenzione è solo ribadire “a che” Israele si giura fedeltà, senza nessuna implicazione negativa per i cittadini di altre fedi o etnie, a cui sono garantiti i medesimi diritti degli ebrei.
Fermi tutti, non dovete convincere me… Il problema è che questo argomento suona sufficientemente convincente per persone un po’ meno disincantate, quindi non ci sarà il tipo di scandalizzata reazione che sarebbe lecito attendersi.
Ecciairagione pure tu, Stefano. Ma sottolineo che la cosa non è solo una sottigliezza linguistica.
Ho approfondito. E mi sembra che `ivri (da cui l’occidentale “ebreo/ebraico”) aveva in passato accezione principalmente etnica-tribale, al pari di yehudi (da cui l’occidentale “giudeo/jew”). E che successivamente il primo abbia assunto una valenza prevalentemente linguistica (e poi etnica in senso moderno) mentre il secondo abbia assunto una valenza prevalentemente religiosa (e poi culturale in senso moderno).
Ora, per un arabo palestinese (categoria spiccatamente etnico-linguistica), giurare fedeltà a qualcosa che sia “yahudi” (linguisticamente e culturalmente una delle peggiori offese in arabo), anche se “dimuqrati” (altra mezza offesa), risulta alquanto indigesto.
Poi vi sarebbe la questione dei convertiti, ma la cosa diventerebbe troopo lunga.
Saludos
D