Il caso Sakineh visto dall'Iran
La dolorosa vicenda di Sakine costituisce un caso più all’estero che in patria. E ciò non solo perché il governo dà una propria versione, e una (limitata) copertura stampa, dei fatti: anche la cosiddetta “società civile” non ha seguito la vicenda con l’attenzione che ci aspetteremmo.
La sensazione è che pure i movimenti per i diritti civili/delle donne siano maggiormente concentrati su altre questioni.
Ad esempio, a parte le attiviste iraniane legate alla campagna “Fermiamo la lapidazione per sempre”, che ha forti legami sia con le donne di altri paesi in cui vige tale pena (Pakistan, l’Afghanistan) sia con le sostenitrici occidentali, e che, ovviamente, seguono il caso di Sakine, i vari cenacoli femministi sembrano aver trascurato la questione.
Le donne sono piuttosto prese dalla massiccia operazione intimidatoria condotta contro attiviste di spicco, perlopiù giuriste impegnate nella difesa dei diritti delle donne, incarcerate e/o minacciate di veder loro annullato il permesso per esercitare la professione. Queste attiviste non isolano la pena della lapidazione (che peraltro era stata per anni sospesa in Iran, e riproposta, guarda caso, a seguito delle proteste post voto del giugno 2009) quale loro primario obiettivo, ma combattono per una revisione di tutte le leggi che coinvolgono le donne, dal diritto matrimoniale a quello ereditario, dalle regole per la custodia dei figli al mantenimento delle divorziate.
Inoltre, mentre molti/e iraniani/e credono che tenere alta l’attenzione a livello internazionale sull’Iran possa contribuire a dare uno scossone al regime, altri/e, pur non condividendo le politiche del loro governo, guardano con fastidio a certe campagne condotte all’estero anche con l’aiuto della diaspora iraniana, sia perché comunque viziate dal double standard, sia perché rischiano di inasprire la stretta del regime sui propri cittadini.
[Anna Vanzan è autrice di Le donne di Allah] https://in30secondi.altervista.org/2010/11/06/il-caso-sakineh-visto-dalliran/In 30 secondidonne,femminismo,iran,sakineh mohammadi ashtiani
Condivido il fastidio per le campagne condotte all’estero principalmente per la grande noncuranza che dimostrano verso gli iraniani che si battono all’interno del paese, di fatto isolandoli.
Anna, sempre di una chiarezza esemplare, grazie!
Ottimo post, grazie. Una domanda: secondo te quali forme di protesta occidentale potrebbero essere veramente efficaci? Mi rendo conto che non è di facile risposta quindi al limite dimmi quali di sicuro non lo sono.
il confine tra “aiuto” e “ingerenza” è molto labile, e gli iraniani sono rimasti scottati dalle esperienze passate (non a caso adesso in Iran il colpo di stato anglo-us del 1953 costituisce elemento di discussione a vari livelli). parlare di quanto succede in Iran è necessario, ma sarebbe da evitare la “morbosità” con cui si accaniamo su alcune questioni. negli ultimi mesi i media occidentali parlano solo di Sakine e del nucleare. bisogna allargare i ns orizzonti. ad esempio, le famose sanzioni: è ormai assodato che fatte così non servono a nulla se non a danneggiare la società civile. dovremmo invece ingaggiare i nostri governi perchè pensino ad altri interventi