Un motivo in più per far guerra all'Iran
Un enorme deposito di gas naturale con riserve superiori a 1400 miliardi di metri cubi è stato scoperto nella parte iraniana del Mar Caspio. Il giacimento è a una profondità di 700 metri e se le stime fatte dai ricercatori locali fossero confermate, l’area del Caspio vivrebbe un incremento del 400 percento di estrazione di gas nel giro di pochi anni.
Lo ricordiamo, l’Iran è il secondo paese dopo la Russia per estensione di giacimenti, detiene il 16% di riserve mondiali ed è il quarto paese produttore sempre dopo la Russia, gli Stati Uniti e il Canada.
https://in30secondi.altervista.org/2011/12/13/un-motivo-in-piu-per-far-guerra-alliran/In 30 secondieconomia,energia,gas,iran
In realtà questo è un motivo in più per NON fare la guerra all’Iran.
Ovvero per come funziona oggi la guerra, (in un modo estremamente differenta da quanto accadeva 50 o anche solo 30 anni fa) l’unica potenza che avrebbe interesse ad invadere l’Iran (ma anche in questo caso poco) è la Russia, perché una guerra eliminerebbe per 15-20 anni (causando un’instabilità paralizzante) la possibilità di sfruttare nuovi giacimenti.
(anzi anche la Russia troverebbe più conveniente, come di fatto fa, associarsi all’Iran e trasferire, a caro prezzo, tecnologie estrattive, che eliminare un possibile concorrente).
Nel ‘900 una grande potenza poteva pensare di conquistarne una piccola in pochi mesi e controllarne l’economia, in linea di massima, e tolti i casi di popolazioni super bellicose di montanari folli (stile afgani, cabili, dayaki ecc) le nazioni colonizzate non erano nemmeno in grado di difendersi dalle piccole potenze europee (si vedano gli imperi coloniali portoghese, belga ed olandese), mentre la capacità di costruire le infrastrutture necessarie allo sfruttamento coloniale dal nulla, senza una reazione delle elitè locali, o di gruppi di guerriglia-terrorismo, era la norma.
Questo modello va in crisi negli anni ’40-’60, con la decolinizzazione, la guerra del Viet-nam e dell’indocina, la rivoluzione cinese, ed altre amentià, ma non ci si è accorti dell’evoluzione culturale e militare dei “colinizzati”, visto che tutti questi avvenimenti furono visti ed analizzati nell’ottica dello scontro est-ovest.
Anzi i primi a non accorgersi di come era cambiato il mondo furono proprio gli imperialisti, che provarono e riprovarono a governare come avevano sempre fatto, fallendo (Suez docet).
Un buon esempio potrebbe essere l’invasione afgana del 1979. Qui troviamo una potenza mondiale (l’URSS) che attacca per vari motivi un suo piccolo e poverissimo vicino. Tra le tante ragioni ve ne furono di imperialiste classiche: mettere le mani su le più grandi riserve non sfruttate di metalli pregiatissimi come le terre rare e il litio (proprio in quegli anni iniziano ad essere utilizzate per costruire i motori dei sottomarini), tugsteno, titanio (che oggi sono stati sostituiti dai compositi, ma negli anni ’70 ci si costruivano gli areoplani da guerra), rame (che oggi vale molto di più), oro, platino ecc. ecc.
Dopo trent’anni quei giacimenti sono ancora lì inutilizzati, e lo stato di guerra ha impedito non solo di aprirli ma anche di mapparli con precisione molto maggiore di quanto non avesse fatto l’Afghanistan Geological Survey negli anni ’60-’70.
Proprio sul numero di questo mese di “Le scienze” c’è un articolo molto interessante a riguardo della situazione attuale delle ricerche geologiche in Afghanistan.
(guardare la pagina 94 con la mappa dei giacimenti maggiori, ci sono depositi di importanza mondiale in Rame, Stagno, Oro, Terre Rare, Ferro, e centinaia di depositi minori di Litio, Uranio, Mengesite, Talco, Pegmatiti, Celestina, Mercurio, Piombo, Argento, Zinco, Fluorite ecc., fino a Gesso, Travertino e Marmo).
(NB attualmente il 95% delle riserve mondiali di terre rare proviene dalla Cina, l’Afghanistan ha giacimenti grandi quasi quanto quelli cinesi…)
Negli ultimi 10 anni solo 3 giacimenti sono stati venduti dal governo, e solo 1 ad un’azienda americana (d’oro, mentre i cinesi hanno preso un giacimento di rame e gli indiani uno di ferro), e questa difficoltà a vendere e speculare durerà fin tanto che sarà difficile costruire una ferrovia o far passare un camion senza che i Talebani non ne approfittino per un po’ di tiro a segno.
Infatti le concessioni sono state comperate, ma l’estrazione non è ancora cominciata, e non sappiamo nemmeno se e quando comincierà.
Addirittura quelli del USGS (United states geological survey) che stanno mappando, in collaborazione con le nuove istituzioni afgane, i giacimenti, devono spostarsi con una scorta massiccia di marines (per cui i fondi sono finiti quest’anno), in elicottero e con i giubbotti anti proiettile, insomma con difficoltà maggiori di quelle che incontravano i loro colleghi durante le guerre indiane di metà ‘800, oppure i geologhi francesi in Algeria al principio del ‘900, che solo raramente erano accompagnati da una pattuglia di legionari.
Insomma l’unico settore economico che ha dei vantaggi da una guerra, oggi come oggi, è quello delle lobby militar-industriali (e non sempre, anzi una bella guerra fredda, come quella attuale tra Arabia Saudita ed Iran, per alcune di loro vale più di una guerra calda); purtroppo queste lobby sono dannatamente potenti negli USA e comunque influenti in altre nazioni (in particolare UK).
Del resto che in Afghanistan vi fossero tante terre rare era cosa risaputa sin dalla fine degli anni ’60 (quando però le terre rare valevano poco ed erano quasi una curiosità per minerologi teorici, mentre oggi senza terre rare e litio i nostri portatili non potrebbero esistere), proprio per contrastare il monopolio cinese in questo settore molte lobby americane, fino al 2001, premevano per il riconoscimento dei talebani da parte degli USA e dell’occidente, e se non fosse stato per l’11/9, ci sarebbero riusciti senza dubbio.
Le multinazionali minerarie hanno capito, motlo ptima dei gruppi imperialisti in seno ai vari governi, che per fare affari nel terzo mondo non serve un’invasione o una guerra, ma un accordo, anche con il peggior regime e la peggior dittatura, l’unico loro problema è quello di tener in piedi questi regimi, o al massimo tutelarsi per una transizione morbida se cambia il regime (e per questo hanno sempre paura di comunisti, nazionalisti e riformatori economici con velleità di nazionalizzazione delle risorse naturali; ma anche in questo caso le aziende di intermediazione, che sono appena meno potenti, come lobby, di quelle di estrazione, riescono a difendere i loro interessi, e il loro unico terrore sono le guerre lunghe e le situazioni di instabilità permanenti).
L’enorme giacimento iraniano è la carta più forte in mano a Theran per stoppare e rendere inefficace l’arma delle sanzioni, non si può, oggi come oggi, rinunciare al 20% della capacità estrattiva di gas. Ed una guerra le toglierebbe di torno per almeno una dozzina danni, come minimo, e a guerra finita non ci sarebbe da stupirsi se il giacimento finisse in mani cinesi (come nel caso del rame afgano).
Wao :-) Finalmente una mia provocazione viene raccolta. Certo, giochiamo in casa, ma va bene lo stesso ;)