Perchè in Iran le cose sono difficili…
L’abbiamo detto della Tunisia, ne eravamo convinti in Egitto, in Libia neanche ce lo sognavamo, e invece…
(invece putativo perchè adesso bisogna valutare il valore di questi rivolgimenti… semmai si possano trasformare in rivoluzioni…)
In Iran almeno una serie di motivi rendono le cose ancora più difficili – e ne abbiamo forse già discusso:
- Gli Iraniani al governo fanno le cose per bene, leader non se ne lasciano in giro, “arresto Musavi, arresto Karrubi, e arresto pure le mogli, così proprio ne lascio pochi in giro e li tengo bene sotto controllo…”;
- Non ci sono veri leader da quelle parti. La gente usa Musavi (soprattutto) e Karrubi come emblemi fittizi della rivolta. Questa è almeno la mia sensazione. Ovviamente di leader non ce n’erano neanche in Egitto e Tunisia… però qui ci colleghiamo al terzo punto:
- Diversamente dagli altri casi, in Iran non si combatte solo un’oligarchia, non si combatte il Mubarak di turno o la famiglia di Khamenei. Anche; però in Iran si combatte un sistema ideologico, ritenuto esaurito e che ha esaurito la gente…
- l’Iran è internazionalmente un paese impermeabile, quindi le pressioni internazionali hanno un effetto minimo…
proseguite.
o smentite.
https://in30secondi.altervista.org/2011/03/02/perche-in-iran-le-cose-sono-difficili/In fiammeegitto,iran,karrubi,libia,musavi,rivolta,rivoluzione,smentita,tunisiaL'abbiamo detto della Tunisia, ne eravamo convinti in Egitto, in Libia neanche ce lo sognavamo, e invece...
(invece putativo perchè adesso bisogna valutare il valore di questi rivolgimenti... semmai si possano trasformare in rivoluzioni...)
In Iran almeno una serie di motivi rendono le cose ancora più difficili - e ne abbiamo...
[email protected]AuthorTutto in 30 secondi
telegraficamente:
1) il sistema di potere in Iran è assai ben consolidato, con incastri di veti incrociati che rendono difficile la via democratica al cambiamento.
2) la via della rivolta in piazza: l’esercito contiene una parte molto ideologizzata e ben pagata (in termini di soldi, benefit, prerogative infinite) che non esita ad intervenire sulla folla
3) vi è ancora troppo distacco tra i vari gruppi d’opposizione e, soprattutto, tra la parte più “elitaria” e le classi lavoratrici
La terza che hai detto mi sembra fondamentale. Non so risalire alla fonte ma ricordo un’intervista a una ragazza dell’opposizione che parlava dei pro-ahmadinejad in questi termini: rozzi, incolti, provinciali.
eh, in realtà non sono tutti così…ed è per questo che è più difficile!
Aggiungerei che in Iran si tengono elezioni che, pur con i loro brogli e la loro non vera democraticità, sono molto più “vere” di quelle egiziane o tunisine.
Malgrado tutte le polemiche di due anni fa Ahmadinejad le ha vinte (magari un po’ meno bene di come dichiarato), perché gode effettivamente di un blocco di potere e consenso coagulato attorno a lui e capace di condizionare l’oppinione pubblica. Insomma ha il consenso, in senso direi quasi “mussoliniano”, in maniera trasversale tra le classi sociali e tra le generazioni (anche se i giovani sono tendenzialmente a maggioranza verde, sopratutto nelle città).
Poi il regime sta lentamente cambiando la costituzione materiale del paese, da “democrazia islamica” a “governo islamico”, quindi (forse perché ha paura) il regime sarà sempre più dittatoriale e meno collegato alla società con opere di carità populistiche ma efficaci.
Però da quanto ho visto, anche parlando con un po’ di studenti iraniani conosciuti alle manifestazioni del 2008 e dintorni, l’opposizione è forte, molto più di quanto non sembri, ed è veramente coraggiosa. Vi ricordate quando Ahmadinejad è stato sfidato dal relatore degli studenti mentre presenziava l’inaugurazione dell’anno accademico, mi sembra a Isfhan?
Insomma mancano leader (forse), unità, e “sindacalità”, mentre in occidente si lascia spazio (su Tv e radio) a persone iper squalificate (tipo i monarchici in esilio) che di fatto fanno il gioco della repressione.
Repressione che, sia detto per inciso, gli iraniani sanno fare molto molto bene, in Egitto hanno provato a copiarli, ma non avevano i Pasdaran e i Basiji pronti a trasformare ogni corteo in una guerriglia urbana, né hanno un settore di polizia informatica così forte, né specialisti di disinformazione e contro informazione così abili e capaci di giocare le loro partite senza il fastidio di Tv straniere libere.
Ma la rivoluzione è un mito iraniano, il regime non è un monolite (ed anche per questo era così forte), gli intellettuali e la cultura contano, la crisi economica c’è anche lì, se la situazione non è quella del 1979 siamo però vicini ad un nuovo 1976-1977.
Insomma credo che ci sia bisogno di tempo, anche se, vista la situazione da 1848 che sta colpendo anche paesi come Cina e Corea del Nord, potrebbe succedere di tutto.
Grazie Valerio, ferratissimo
solo due parole sul elezzione di AHMADI NEJAD quasi due anni fa è stato pubblicato un libro di 300 pagine della irregolarità delle elezioni e che lui non ha consenso della genete al massimo un 5% , in Iran le lezioni sono finte prima che candidati vengano votati dalla gente devono passare dal filtro del consiglio dei Guardini !
da piu di 18 giorni i Leader del opposizione sono in arresto in un carcere segreto .malgrado cio nessuno prende la risponsabilità dell’arresto ! anzi di fronte stampa estera negano ogni pressione su di loro !
Buongiorno a tutti e complimenti per l’ottimo blog che seguo da tempo.
@Valerio
I) Scusi ma da dove lei deduce che in Cina sia in fieri una situazione da moti del ’48? In termini qualitativi è possibile trovare opposizioni di ogni tipo, ma è il parametro quantitativo a sancira la rilevanza di un fenomeno. Ecco, direi che occorre sempre tenere a mente che i nostri interlocutori stanno all’opposizione, quindi sentendo le loro appassionate voci dimentichiamo di calcolare la dimensione statistica, irrilevante.
II) Infatti l’assunto che le elezioni iraniane del Giugno 2009 fossero l’esito di brogli è un’autentica posizione arbitraria che i media occidentali hanno già mandato frettolosamente a consuntivo. Perciò nell’immaginario ormai in Iran le elezioni sono state falsate. Nulla di più discutibile.
Si legga questa analisi del Washington post, testata non certo in odore di simpatie persiane, che analizza i sondaggi rilevati in Iran in tempi non sospetti da ONG occidentali, perfettamente in accordo con il verdetto dell’urna.
Se vogliamo capire l’Iran si dovrebbe partire dal presupposto di ascoltare anche ciò che dice la sua dirigenza senza cadere nel riflesso patellare del “dagli alla dittatura brutta e cattiva”.
http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2009/06/14/AR2009061401757.html
Sono sempre molto contento di leggere su questo blog pagine dedicate all’Iran, e ancor più di leggere dei commenti così interessanti. Vi seguo e aspetto nuovi articoli.
Non si cada nell’errore di affiancare (o aspettarsi) fenomeni che sono distanti e diversi fra loro. La concomitanza dei casi tunisino, egiziano e libico, non vuol dire che sia in atto una “rivoluzione araba” e già in questi tre paesi le situazioni sono diverse, come si vede dai diversi esiti che le rivolte stanno dando. L’Iran è ancor più distante. La sua rivoluzione l’ha già avuta. Il regime, come sottolineato, è meno “morbido” di quello tunisino ed egiziano. Qui i regimi erano sponsorizzati dall’Occidente, lì è tutto il contrario.
Insomma ci sono differenze importanti che tralasciare sarebbe ingenuo.
D
fantastico: questo era quello che volevo scatenare, una discussione su cosa è e soprattutto non è la situazione iraniana. Bene, bene, lettori; adesso vi spiego la mia posizione, in disaccordo.
@ Ugo (dammi del tu per favore)
I) In Cina l’opposizione “non esiste”, e ciò che i dissidenti raccontano spesso non è affatto vero, però in questi ultimi anni si stanno muovendo molte cose, non solo tra 4 intellettuali, ancora poca “politica” ma ci sono state rivolte popolari e scioperi in molte zone rurali ed industriali.
Poi il 1848 non è stato solo le 5 giornate di Milano o la rivolta di Parigi; a Londra vi furono poche riforme e qualche manifestazione,ed in Russia silenzio e Siberia.
Però forse é statisticamente significativo che l’opposizione cinese, dopo un ventennio di inesistenza “politica”, convochi 100 manifestazioni per questa settimana? Secondo me sì, sia che l’opposizione vinca, sia che (come, purtroppo, scommetterei) perda e non succeda nulla.
Il paragone con il 1848 lo faccio proprio perché quell’ondata di rivoluzioni fu “mondiale” nel senso che si dava a questa parola in quell’epoca, e differentemente coniugata da luogo a luogo, porprio perché l’Ungheria (o l’Egitto) e la Francia (o la Tunisia) non sono esattamente la stessa cosa, mentre in alcuni paesi, come la Danimarca, il 1848 non fu una rivoluzione che rovesciò il regime ma l’inizio di una stagione di riforme (Marocco?).
II) Mi sembra di aver sottolineato come i brogli in Iran, se vi furono (dove ci sono elezioni spessissimo ci sono brogli, USA inclusi), ebbero un peso limitato sull’esito delle elezioni. Credo che tutto il mio intervento sull’Iran girasse attorno alla questione che il regime e i politici che lo incarnano sono rappresentativi e dotati di un certo consenso (oggi presumibilmente in calo, ma ancora forte), e quindi il loro destino non poggia sulla saldezza del macroscopico apparato repressivo.
Poi sulla non democraticità del sistema elettorale iraniano, che esclude a prescindere decine di candidati-partiti ecc., credo siamo tutti concordi. Democraticità che è in ulteriore calo ed è ormai una caricatura di un regime elettorale.
@Darmius
Questo però mi sembra un cluster di rivoluzioni, in cui ogni paese in rivolta insegna agli altri che “si può fare” e spezza il circolo della paura. Quindi non c’è una sola rivoluzione “araba” (qualunque cosa questa parola volgia dire, oltre tutto berberi e persiani proprio arabi non sono, per non parlare dei cinesi) ma c’è un moto rivoluzionario trasnazionale, il cui centro principale oggi è in paesi “arabi”.
(a mio avviso questo scoppio è stato influenzato da movimenti come i verdi iraniani, l’opposizione serba e le “rivoluzioni”-un po’ fasulle ma scenografiche- di Ucraina e dintorni, che hanno insegnato al mondo modalità di azione e di organizzazione).
Questo modello è esattamente quello del 1848, la rivoluzione a Parigi (oggi Tunisi) spinse tutte le opposizioni europee, (divise tra loro e al loro interno) a manifestazioni, insurrezioni, rivolte, agitazioni, scioperi ecc. che a loro volta si ispiravano ai moti dei decenni precedenti, ma ovvimante li attualizzavano e li cambiavano.
@ Valerio
è fondamentale che tu sappia che imbroli che ci sono stati nell’elezione di Ahmadi nejad ha cambiato il risultato , c’è stato un golpe da parte dei Pasdaran ( corpo armato chiamato guardiani della rivoluzione ) , maggior parte dei contenitori delle schede sono stati riempiti prima di giorno di votazione qui poi vedere un filmato che i ragazzi scrivono le schede http://www.youtube.com/watch?v=tXxtEmTnHZs e qui è stato pubblicato un libro sulle irregolarità delle elezioni ma purtroppo è in Persiano (Farsi) http://www.4shared.com/file/180325112/2d264440/_____________.html nel giorno delle elezioni i rappresentanti di Mussavi sono stati cacciati dai seggi !il servizio del sms interrotto e tanti di loro lo stesso giorno imprigionato ! … – malgrado tutti gli arresti , uccisione , stupri e … ancora la gente protesta ultimo era 1 marzo http://www.youtube.com/watch?v=t6ccbt2zivA il prossimo sarà 8 marzo e dopo 15 marzo
vorrei spiegarti ancora meglio ma tempo non lo permette !
Io mi vorrei fermare su un punto: il vasto appoggio di Ahmadinejad.
Se vogliamo credere che non ci sono stati brogli, bisogna smentire una serie di strane coincidenze che hanno segnato i giorni di quelle elezioni. I comportamenti del ministero degli interni, le dichiarazioni del ministro, le cifre, le schede, e la reattività delle forze d’ordine pubblico. Al di là di quello che dicono i media occidentali e la loro particolare sensibilità agli eventi iraniani (e odio pregiudiziale verso il governo), manifestazioni di milioni di persone a Teheran (la lunga catena umana per Vali Asr) ect ect, sono segno di un malessere più che diffuso.
Qualcuno adesso sta per scrivere, ma le classi sociali disagiate…bene, è roba vecchia, le classi sociali disagiate non stanno più con Ahmadinejad, almeno non in blocco, semmai lo sono state. Il malessere è diffuso, i prezzi non si sono mai fermati, e Ahmadinejad gioca sulla carta inflazione alta per stimolare un’economia malata. le classi ricche, lo appoggiano solo se sono prossime al governo, ma anche queste, hanno talora sofferto della radicalità (discorsiva) del presidente.
Ribadisco il punto sul quale io sono fermamente convinto. Non si tratta ne di Mahmud Ahmadinejad ne del clero, ne di Khamenei, ne di Yazdi, ne di Basiji. Si tratta del sistema coorporativo semi-istituzionale delle bonyad che in Iran controlla una vasta porzione dell’economia lecita, e una ancora più vasta fetta di quella illecita. In mano a personaggi all’interno di certi rami dei pasdaran. il sistema raggiunge ogni settore, ogni regione (dal Khuzistan, vedi Arvand Free Trade Zone – dove spuntano i campi militari al confine con l’Iraq, e il commercio nel territorio di Basra (di cui non ho dati, ma ci lavorerò per il dottorato…:-)).=).
Insomma che sia nezam-e islami, piuttosto che jomhuri-ye eslami, è questione nominale.
la flebile discussione politica all’interno del parlamento iraniano, è giunta al termine. E ragione vuole che ora sia spazzata via. altrimenti, muiono forze vitali come la migliore gioventù, il discorso politico universale, e il patto civile, ormai scaduto.
trovo la tua sintesi sul elezioni dell’iran molto esauriente .
ti ringrazio, ma è ben lungi dall’essere esauriente….
@Valerio
Ottimo intervento. Concordo con la tua analisi ragionata ricca di distinzioni e cauta.