Iraniani come sardine a Suez
Alle 5.45 di stamani due navi della Marina militare iraniana sono entrate nel Canale di Suez.
Secondo gli spy writers di DEBKAfile il convoglio è stato letteralmente “messo in scatola” da ben 5 navi americane.
Ciò dovrebbe rassicurare Israele, immagino: se la minaccia era quasi inesistente prima dell’inscatolamento, adesso è pari a zero.
Resta da stabilire – scusate l’ironia – se gli americani stiano difendendo gli israeliani o gli iraniani.
La risposta, forse, è: stanno difendendo entrambi da se stessi.
Dovremmo riflettere quanto costano al mondo la strategia e la retorica della provocazione.
Chiudo con il saggio intervento al post precedente di Mazyar/Champlooman sulla Marina militare iraniana:
https://in30secondi.altervista.org/2011/02/22/iraniani-come-sardine-a-suez/https://in30secondi.altervista.org/wp-content/uploads/2011/02/sardine-salate.jpghttps://in30secondi.altervista.org/wp-content/uploads/2011/02/sardine-salate-150x150.jpgIn 30 secondicanale di suez,iran,israele,stati unitiLa prima cosa che vorrei segnalare è che la strategia navale iraniana non può (per ora e per un pò) permettersi attacchi in mare aperto. Ovviamente. Quindi tutti gli eventi di questi giorni attorno a queste due navi è di valore simbolico-morale, e in particolare un segnale. Ma questo è troppo evidente. Fa comodo un pò a tutti, all’Egitto perchè aumenta il suo peso contrattuale con tutti gli altri paesi, all’Iran, internamente, il gesto è molto apprezzato, a Siria e Libano (si legga fra le righe) perchè il loro alleato ora ha mezzi più sviluppati. Nulla di più però. Come ho già scritto, la strategia navale iraniana è di tipo difensivo e assimetrico, ovvero colpisce con navi di dimensione limitata, o limitatissima, con missioni ad alto rischio, il nemico. C’è chi ha letto dietro questa strategia, una visione sciita della guerra navale.
Per quanto riguarda l’Arabia Saudita, sorpresa delle sorprese, i rapporti fra i due paesi sono notoriamente pessimi, ma notoriamente politically correct in sede di discorsi e relazioni pubbliche. C’è di mezzo il hajj che porta tanti soldi, e gli iraniani sono parecchi. Ma una storia delle relazioni fra i due paesi (vedi: Iran’s Persian Gulf Politics From Khomeini to Khatami, Christin Marschall) chiarisce come questi due paesi amino far finta di migliorare i propri rapporti per poi mandare tutto in fumo. So che non è proprio una spiegazione da scienze politiche però è il riassunto breve dei loro rapporti. Certo che come capacità navale l’Iran nel Golfo rappresenta la seconda potenza dopo gli USA. Il fatto è che gli USA sono alleati con tutti i peasi del Golfo eccetto l’Iran.
Un “breve” aggiornamento sul potenziale aereo-navale iraniano
Le due navi in questione sono ferri vecchi (una fregata leggera inglese del 1969 riaggiornata e una nave appoggio).
Però molto si muove nella marina iraniana, che resta la meno potente delle forze armate della repubblica islamica ma non la più inutile.
Non è solo la più grande marina del golfo persico, è anche l’unica marina mediorientale (Israele esculuso) che non è completamente dipendente dall’estero per le unità maggiori e dispone di una (limitata e per ora ancora “primitiva”) industria cantieristica nazionale che, oltretutto, serve ad aggirare l’embargo.
Persino la Turchia è in parte dipendente (in genere da USA e Germania) per le costruzioni della propria marina.
Schiera 4 sottomarini medio-pesanti relativamente moderni (1 di progettazione nazionale in armamento e 3 Kilo russi, un progetto disel-eletrico di buon livello), queste unità potrebbero rivelarsi pericolose per qualsiasi nave militare, incluse quelle americane. Hanno anche un po’ di sottomarini tascabili, locali o nord-coreani, di valore bellico diseguale, utili nei mari a basso fondale. I sottomarini iraniani maggiori hanno piena capacità green wather, anche qualcuno di quelli tascabili (come la calsse Nahang) può operare relativamente al largo, dislocando più o meno come un sommergibile leggero della seconda guerra mondiale .
Poi ci sono 3 ct posti in riserva e disarmati e 3 fregate da museo (che servono appunto per mostrare la bandiera, magari dar la caccia ai pirati somali -spaventando lo yemen- e al limite per far esercitare gli uomini), ma anche 2 corvette (dichiarate fregate, una è in completamento) relativamente moderne e potenti (un po’ troppo deboli nell’antiaerea per essere pericolose per la US-navy, come del resto tutte le unità di superficie), una trentina di unità leggere (tra corvette, pattugliatori e motocannoniere, in buona parte obsolete ma con alcune unità al top della categoria) che possono operare anche nell’Oceano Indiano, e circa 100 navi mosca da poche tonnelate, di scarso valore bellico a meno che non siano utilizate in operazioni coordinate in specchi d’acqua ridotti (e si esercitano per questo). Quindi sopratutto unità offensive incapaci di difendersi autonomamente.
I Pasdaran hanno una loro ulteriore marina leggera, più costiera, con uno sproposito di motoscafi, barchini, unità per missioni speciali, motomissilistiche leggere, batterie costiere (con missili anti nave cinesi di ottima fattura copiati e modificati localmente) forse anche qualche sottomarino-sommergibile tascabile costiero ecc.
La vera forza dell’Iran sul mare è la capacità di chiudere gli stretti di Hormuz e dominare la costa, grazie a missili terra-mare, batterie di cannoni, lanciarazzi pesanti, elicotteri, aerei, naviglio leggero ecc. mentre i sottomarini potrebbero agire come corsari fino ad Aden e Bombay (o anche oltre) con conseguenze per l’econima mondiale.
Quindi una strategia che contempla sia una difesa costiera particolarmente dura, sia alcune incursioni blue water, tra il provocatorio e il realmente pericoloso.
La geografia è una potente alleata, visto che le navi di grosso tonnellaggio (portaerei, super petroliere, grandi porta container) possono muoversi solo in piccoli corridoi nel golfo e i sottomarini nucleari non possono operare in quelle acque poco profonde, mentre al contempo buona parte delle basi navali USA nella regione e delle marine rivierasche è, probabilmente, vulnerabile ad attacchi di truppe speciali.
(inoltre non si sottovaluti la capacità degli iraniani di minare le acque, anche a una certa distanza dalle loro coste, bloccando temporaneamente tratti di mare strategici, anche come forma di guerriglia da praticarsi dopo un’eventuale invasione)
Si consideri che nella tecnologia dei missili anti nave l’Iran è alla pari della Nato, mentre nei siluri pesanti anti nave è superiore (producendo copie di siluri russi a supercavitazione), ciò che invece penalizza i sistemi navali iraniani è la mancanza di moderni sistemi difensivi (anti aerei e anti missile sopratutto). Insomma le nuove costruzioni iraniane sono potenti ma squilibrate, se attaccano per prime possono far molto male, ma sono destinate ad essere distrutte non appena vengono localizzate da forze nemiche superiori.
Insomma la marina iraniana è già abbastanza forte per rendere sconsigliabile agli USA un intervento ulteriore nella regione, riuscendo quindi a svolgere egregiamente un ruolo di dissuasione.
(non sempre il potenziamento di una forza armata è aggressivo, la marina iraniana serve sopratutto per rendere un eventuale invasione americana dell’Iran un’operazione decine di volte più costosa e complessa di quella dell’Iraq ai tempi di tempesta nel deserto).
Anche l’areonautica iraniana si sta aggiornando sempre più su progetti nazionali, che per ora sono un gradino sotto al resto del mondo. Ma le nazioni in grado di progettare e costruire un caccia moderno sono pochissime, anche Israele ci ha rinunciato (ma Israele può comprare tecnologia americana d’avanguardia, mentre l’Iran fa fatica ad ottenere da Cina e Russia il top).
Spesso si tende a sottovalutare la dimensione prettamente e puramente militare che condiziona le relazioni internazionali. L’Iran ha un sistema militare di alto livello, altissimo in confronto al resto della regione. I suoi competitori si basano su tecnologie d’avanguardia (anche migliori di quelle iraniane in campo aereonatico, sopratutto per l’Arabia saudita) acquistate a suon di petrodollari, ma non progettate per le esigenze locali e, poiché non prodotte localmente, dipendenti politicamente dal fornitore per pezzi di ricambio e aggiornamenti.
L’Iran invece può far (anche) da se, ed è già in posizione dominante dal punto di vista numerico. In pratica se non ci fossero gli americani il golfo persico tornerebbe un lago persiano, mentre in un conflitto tra l’Iran e, mettiamo, l’Arabia Saudita, l’areonatuica saudita per funzionare avrebbe bisogno di aiuti costanti da parte americana (che quindi dovrebbero impegnarsi politicamente come ai tempi della guerra Iran-Iraq), mentre gli iraniani potrebbero continare a combattere (non ho detto vincere) anche senza l’aiuto di nessuno.
Grazie Valerio, è un ottimo post, questo :-)