Se escludiamo:

  1. le vicende libico-svizzere che continuano a vedere protagonista in negativo il triste Frattini e il nostro sfortunato paese
  2. la stucchevole retorica sulle elezioni iraqene in attesa che si dichiari il nulla di fatto
  3. i conflitti endemici (Yemen, Afghanistan, Pakistan)
  4. il giorno della rabbia in Palestina che non sta per adesso generando la terza intifada
  5. altre 15.000 cose.

Mai come oggi non succede nulla in terre d’islam.

Sì, è vero, la mia introduzione non è credibile.

E’ però per me giunto il momento di citare due articoli autoreferenziali che stanno negli “speciali” del mio reader da mesi:

  1. Middle East Studies – A Dangerous Profession
  2. New age orientalism

Il primo è di Daniel Pipes, il conosciuto e prezzolato islamista-islamofobo americano (qui una bio).

Vi si traccia una inessenziale e inutile storia di persone che a vario titolo hanno insegnato cose che hanno a che vedere col Medio Oriente e sono state uccise, o quasi, per questo, partendo da Richard T. Antoun, ovvero uno sfortunato professor emeritus of anthropology at Binghamton University, preso a coltellate nel suo ufficio da Abdulsalam S. Al-Zahrani: a 46-year-old Saudi student working on a doctoral thesis in cultural anthropology, “Sacred Voice, Profane Sight: The Senses, Cosmology, and Epistemology in Early Arabic Culture”.

Anzi, cerca di tracciarla, ma il tentativo risulta goffissimo perché gli elementi della narrazione sono pochi e scomposti:

This is not the first murder of an American specialist on the Middle East:

  • The most parallel murder, of a professor by a Muslim student, was that of Ismail al Faruqi and his wife in 1986 by a convert named Yusuf Ali.
  • There was an attempt by Armenian nationalists to kill Stanford Shaw, then 47, of UCLA in 1977 by placing a bomb at his house.
  • An earlier ex-president of the Middle East Studies Association was likewise murdered in his office by angry Arabs, that being Malcolm Kerr, 52, then president of the American University of Beirut who was shot and killed in 1984.

Turned around, a number of Middle East specialists have been implicated in terrorism, a subject I covered in 2003 at “Terrorist Profs” and “More Praise for ‘Terrorist Profs’: Mohamed Yousry.” Also, there is at least one case of a Middle East specialist being convicted of murder, that being Mine Ener, 38, of Villanova University who took the life in 2003 of her five-month-old baby daughter with Down Syndrome, then a few weeks later committed suicide while in jail. (December 6, 2009)

Debole, no?

Quante persone sono morte in un laboratorio di chimica? Moltissime.

E per questo scriviamo chimica – una professione pericolosa? Non scherziamo.

E’, rovesciato, il problema del tasso di guarigione di chi va a farsi miracolare a Lourdes: la statistica dice che se andasse in ospedale avrebbe molte più speranze di guarire.

Ecco: Pipes va a Lourdes e dice: “aiuto, non sono guarito!”

Comunque cercare di far apparire ancora più pauroso il Medio Oriente facendo vedere che chi lo studia corre un pericolo (e by the way è anche un po’ eroe) è davvero triste. Quasi più triste di Frattini alle prese con Gheddafi.

Il secondo articolo, di Joseph Mayton (cioè uno degli autori di Bikya Masr), è molto più interessante.

Vi si racconta dei comportamenti di un gruppo di alcuni neofiti americani di Middle East studies durante un incontro in un bar del Cairo.

In sostanza questi nuovi orientalisti cercano un lavoro al Dipartimento di Stato americano, o simili, e – se si vuole – sono decisamente più offensivi e sgradevoli degli orientalisti presi di mira a suo tempo da Edward Said.

Cito solo qualche pezzo, invitando alla lettura integrale:

The conversation turns toward their Arabic studies and the reasons for learning the language. One of them exclaims: “It is such a useful language nowadays with all the terrorism going on. At least now I can be an expert on the Arab world and Islam.”

Islam. “Yeah, totally, we can go and talk about Islam to people back home and they will have to accept our opinions because we have actually been to an Islamic country. Can’t wait to put this stuff on my CV.”

Bruttissimo, vero?

Lorenzo DeclichLibyan partyScomposte invettivedaniel pipes,franco frattini,intifada,libia,orientalismo,palestina
Se escludiamo: le vicende libico-svizzere che continuano a vedere protagonista in negativo il triste Frattini e il nostro sfortunato paese la stucchevole retorica sulle elezioni iraqene in attesa che si dichiari il nulla di fatto i conflitti endemici (Yemen, Afghanistan, Pakistan) il giorno della rabbia in Palestina che non sta per adesso...