Brogli a Million's poet
Secondo The National, giornale degli Emirati, il vincitore di Sha`ir al-milyun, Nasser al-Ajami, ha comprato la vittoria (fonte).
Sembra che il poeta abbia investito una certa sommetta, diversi milioni di dirham, per comprare la collaborazione dei membri della sua tribù, e che singoli individui abbiamo votato decine, centinaia o addirittura migliaia di volte.
Stando così le cose Hissa Hilal poteva arrivare seconda.
E chissà che nubi non si addensino anche sul secondo classificato.
https://in30secondi.altervista.org/2010/04/19/brogli-a-millions-poet/In 30 secondiabu dhabi,emirati arabi uniti,hissa hilal,million's poet,nasser al-ajamiSecondo The National, giornale degli Emirati, il vincitore di Sha`ir al-milyun, Nasser al-Ajami, ha comprato la vittoria (fonte).
Sembra che il poeta abbia investito una certa sommetta, diversi milioni di dirham, per comprare la collaborazione dei membri della sua tribù, e che singoli individui abbiamo votato decine, centinaia o addirittura...
[email protected]AdministratorTutto in 30 secondi
(…) “E’ ormai tempo, o Giallabone,
“D’integrarci alla nazione,
“La migliore soluzione
“E’ cantare una canzone:
“Iscriviamoci a Sanremo,
“La tenzone vinceremo!
“Sprovveduta Burqinella
“Sprechi sempre la favella.
“Non ci basta la Sharia
“Per convincer la giuria
“Ma di certo un al-Ajami
“Sedurrebbe gli italiani”
“Che il sistema di Nasser
“Anche qui si suole usar
“Di dirham le milionate
“Ti fan vincer le serate” (…)
Mizam, dimmi che alla fine li metti tutti insieme e li pubblichiamo :-)
Ma pure illustrati, eh :)
La cosa mi fa tornare in mente un’idea sulla quale riflettevo tempo fa, ossia la “tribalizzazione” della società italiana.
Perché in fondo, quel che è successo nel concorso del “poeta milionario” non è molto diverso da quello che accade nei “televoti” italiani.
La cosa sembra ovvia, dato che i format televisivi sono sempre quelli (globalizzati) e i meccanismi di voto pure.
Ma in Italia, non so se è un fenomeno recente, questo meccanismo si sta estendendo anche alla politica.
Mi spiego: un tempo, i manifesti elettorali erano secchi: “vota tal partito!”. Anzi ce ne erano di bellisimi che dicevano “vota così”!
Oggi invece tutti i simboli recano il nome del capolista, e lo slogan suona: “vota tizio” (ricordate il totoiano votantonio?) oppure “vota caio che sostiene tizio”, ossia, “che è della tribù di tizio”.
Personalizzazione della politica, si dirà. Oppure un’evoluzione della dinamica delle correnti di partito di una volta.
Ma da un punto di vista strettamente antropologico appare, per lo meno ai miei occhi, come un regresso al tribalismo tanto caro all’Italia del rinascimento, anzi, pre-risorgimentale. è come se un modello di società tipico del sud del mondo (inteso in senso lato)si prendesse una rivincita contro il concetto di “stato” illuminista-settentrionale.
sanremo docet.
D
A me fa riflettere sul fatto che un processo elettorale qualsivoglia è possibile e praticabile in paesi non democratici laddove in paesi dichiaratamente democratici siamo in piena “democrazia elettorale” in cui si pensa che la democrazia sia tout court la possibilità di votare.
“è come se un modello di società tipico del sud del mondo (inteso in senso lato)si prendesse una rivincita contro il concetto di “stato” illuminista-settentrionale.”
Non sono sicuro di poter dire che sia un male, almeno in linea di principio.
Anche se la mia pessima opinione di Sanremo e televoti vari e’ notoria.
Buona idea, Lorenzo! :)
Darmius, Giallabone ha fatto un grugnito, credo che fosse un assenso.
i miei omaggi al sig. Giallabone!
D
@ equipaje
Senza dubbio! Io li ho sempre immaginati con disegni tipo Giornalino di Gianburrasca, non so se avete presente.