Apologia breve
Ieri, aprendo I cristiani di Allah di Massimo Carlotto, il mio flusso di pensieri è andato in loop sull’epigrafe, che riporta una frase di Alessandro Bausani:
L’Islam non divenne mai moderno perché fu già in antico troppo moderno
Fin da quando ho iniziato a studiare l’islam, e parliamo di più di venti anni fa, ho apprezzato la sua spinta progressiva.
Mi sembrava che il gruppo di regole descritto dal Corano non disegnasse un mondo perfetto, non dicesse ciò che il mondo avrebbe dovuto essere, bensì segnasse il progredire delle pratiche umane verso qualcosa di meglio, rappresentasse non tanto la prescrizione in sé quanto un atteggiamento progressivo in rapporto all’esistente.
Per fare qualche esempio:
- non si aboliva la poligamia, ma non si potevano sposare più di 4 donne;
- non si eliminava la schiavitù, ma gli schiavi andavano affrancati;
- bisognava adottare gli orfani e proteggere gli inermi.
Il tutto, coniugato con il famoso detto di Muhammad: “La comunità dei credenti non si accorderà mai su un errore” e a dispositivi come la shura, mi sembrava un motore di modernità ben funzionante: ci definiamo moderni soprattutto perché viviamo in un mondo costituzionalmente perfettibile e, dunque, non cerchiamo di conformarci – chiudendoci – ad un modello di Stato, di società, di cultura (cosa che invece la corrente salafita, con tutte le sue ramificazioni, persegue).
La mia idea è che il motore, a tratti lunghi e brevi, funzionò e funziona ancora. Il contenuto specifico di modernità che l’islam si porta dietro non è “morto” con il sopravvenire e l’accavallarsi di altre modernità o con eventi come la caduta di un regno o di un impero, o l’abolizione di una istituzione islamica storicamente determinata e/o secolarmente incancrenita.
E’ anche per questo che trovo quello di Bausani un ossimoro solo apparente: la modernità è una “caratteristica”, una “qualità”. Si definisce nelle relazioni fra cose, eventi, persone: se la si trova in un punto della storia non è detto che lì permanga, che non scompaia per poi riapparire altrove, in un altro tempo.
Il fatto che l’islam nel suo complesso non divenne mai moderno non inficia, dunque, l’attitudine alla modernità che nella storia, a più riprese, l’islam ha dimostrato di avere. Una concetto che forse Bausani – storico delle religioni, comparatista storico e pensatore di un mondo non globalizzato – non riteneva utile notare ma che invece risulta fondamentale per ragionare su quel luogo comune che vede l’islam come qualcosa di irrimediabilmente medievale.
https://in30secondi.altervista.org/2010/03/17/apologia-breve/In 30 secondialessandro bausani,islam,islamistica,medievale,medioevo,modernità
Sono stupito da questo tuo post, lorenzo, perché ricordo che proprio tu sostenevi che “l’islam è medievale”.
Secondo me, se “l’islam era troppo moderno in antico” a un certo punto però smise però di esserlo. Forse nel 1111 (morte di al-Ghazzali e chiusura delle “porte dell’ijtihad”), o forse prima quando al-Mutawakkil ripudiò il mu’tazilismo, non so.
Ma se posso dare una definizione ancor più estrema, secondo me l’islam, in quanto “tardo antico”, è (o era) “post-moderno”, proprio come per certi versi lo era la cultura bizantina…
D
Dicevo che è medievale in rapporto al cristianesimo, che è antcio, e all’ebraismo, che è antichissimo :-)
Fattore di modernità: il calendario lunare “vero” (non quello corretto come l’ebraico o l’antico cinese) che slega il tempo dell’uomo dal tempo della natura.
Dai, discutiamone :-)