I mondiali dei bombaroli
Dopo al-Qaida-Maghreb, sembra che anche al-Qaida-Iraq avesse voglia di bombardare i mondiali di calcio.
Gli al-qaidisti in Iraq, al contrario di quelli maghrebini, avevano un obiettivo specifico: punire pubblicisti danesi e giornalisti olandesi colpendo le nazionali di Danimarca e Olanda (o i loro tifosi).
A parlare stavolta non è un giornale on-line, ma un al-qaidista in carne e ossa.
Un ex-ufficiale delle forze armate saudite: Abdullah Azam Saleh al-Qahtani.
Tutta la vicenda è spiegata nei dettagli in 2 articoli di Nigrizia (qui e qui).
E’ proprio vero che i mondiali di calcio sono una grande vetrina internazionale.
Dietro cui sfilare, o sulla quale lanciare un sasso.
Ma, pur “accettando” la notizia così come arriva, non mi spiego una cosa.
Allora: al-Qaida-Iraq non ha granché bisogno di pubblicità “internazionale”.
E’ impegnata a fare stragismo dal 2001 a oggi (si vedano gli ultimi sanguinari attentati), ha un campo di battaglia “interno” (gli sciiti iraqeni etc. etc.), un campo d’azione limitato.
Non ha mai, in quanto “Al-Qaida-Iraq”, messo il naso fuori dall’Iraq.
Al contrario di altre branche di al-Qaida (Medio Oriente, Maghreb), che invece hanno un orizzonte geopolitico più ampio.
La domanda è: come gli è venuto in mente, proprio a loro, di colpire ai mondiali?
https://in30secondi.altervista.org/2010/05/20/i-mondiali-dei-bombaroli/https://in30secondi.altervista.org/wp-content/uploads/2010/05/iraq-apr-19.jpghttps://in30secondi.altervista.org/wp-content/uploads/2010/05/iraq-apr-19-150x150.jpgIn 30 secondial-qaida,iraq,islam,mondiali,terrorismo
Azzardo un’ipotesi: crescere d’influenza nel movimento? Magari il mio ragionamento è completamente cretino perché il paragone non è calzante, ma ci provo. In un’organizzazione di tipo mafioso, le famiglie ottengono maggior prestigio anche in base a quello che dimostrano di saper fare. Potrebbe essere che il campo d’azione limitato sia proprio il problema e adesso al-Qaida Iraq, per una questione di prestigio, voglia dimostrare al resto del movimento di potersi impegnare in azioni internazionali? Se così fosse, la scelta dei mondiali è abbastanza ovvia.
Potrebbe essere così, non saprei dire. Nonostante tutto sono abbastanza digiuno della storia delle ramificazioni di al-Qaida ma una cosa che ho capito è che le 4 branche che ultimamente hanno fatto parlare di sé (Al-Qaida Iraq, al-Qaida Medio Oriente, al-Qaida Maghreb, al-Qaida Penisola Araba, frutto di una “fusione” fra al-Qaida Yemen e al-Qaida Arabia Saudita) hanno ognuna una propria struttura organizzativa e un proprio “ufficio stampa” (con relativa “casa di produzione” audio-video e redazione). Bisognerebbe capire se e a che livello ci sono collegamenti fra i vari spezzoni. La difficoltà nel capirci qualcosa davvero sta nel fatto che non sappiamo fino a che punto le notizie che ci arrivano sono attendibili. Ad esempio una notizia recente ci racconta che al-Zawahiri, l’egiziano n. 2 di al-Qaida-al-Qaida, ha “battezzato” il nuovo leader “operativo” di al-Qaida Medio Oriente (che agisce sostanzialmente nei Territori dell’Autorità Palestinese). Si tratta di un saudita, Saleh al-Qaraawi, che alcuni pensano essere una spia del Regno (http://www.khabaronline.com/item.php?Item=4079&sec=0). Cosa è reale e cosa è presunto?
C’è anche questo articolo di “Le Monde diplomatique” che recensisce tre nuove uscite sul jihadismo e al-Qaida in Francia (non senza polemica) e ci descrive come una delle teorie riguardi il fatto che, perdendo “sul campo” al-Qaida cerca di guadagnare terreno “nel virtuale”, cioè sulla rete.