L'orientalista ateo e la "primavera araba"
Mi tocca farlo, anche se in fondo non mi va per niente.
Mi tocca farlo perché “Primavera araba: vera rivoluzione o l’ennesima involuzione?” non lo ha scritto Christian Rocca sul suo blog, ma Leonardo Bacchi su “Ultimissime”, il blog degli atei e razionalisti italiani, a cui voglio bene.
E anche lui, come troppi altri, ci dimostra come la malattia dei culturalismi contemporanei sia ben lungi dall’essere scomparsa, a destra, a sinistra, al centro, a est, a ovest, a nord e a sud.
Bacchi legge un libro (Abdelwahab Meddeb, “La malattia dell’Islam”, Bollati – Boringhieri) e lo interpreta in base alle sue categorie.
Il primo imperdonabile errore è di associare, senza discuterli, i concetti di “primavera araba” e “islam”.
Bacchi pensa che, vista la vittoria dell’islam politico alle elezioni post-rivoluzione, l’associazione fra le due cose sia data per scontata. Pensa che poiché nei paesi arabi c’è l’islam la “primavera araba” debba essere un’espressione dell’islam (bell’ateo, vero?), che si possano tracciare delle continuità fra la sconfitta della Mu’tazila (IX secolo, Baghdad e Basra), Averroé (XII secolo, odierna Spagna), Ibn Taymiyya (XIII secolo, odierna Siria), i wahhabiti (XVIII secolo, odierna Arabia Saudita), i Fratelli Musulmani (XX secolo, odierno Egitto) e la situazione odierna.
Bacchi pensa che abbia senso, nel mondo di oggi, dominato da una unica deculturante pseudociviltà delle merci che vale qui come in Cina come in tutto il mondo islamico, parlare di “noi” (occidente) e “loro” (islam).
Leggete questo magistrale esempio di orientalismo:
Facendo una rapida sintesi dei 1400 anni di storia islamica non si può fare a meno di pensare al celebre aforisma di Karl Kraus: “La psicoanalisi è quella malattia di cui crede di essere la cura”. La metafora diventerà evidente se si considera che, mentre l’Occidente ha conosciuto rivoluzioni che hanno portato sostanziali cambiamenti nella società, l’Islam ha conosciuto quasi sempre involuzioni, nell’illusoria speranza di risolvere le sue crisi e i suoi problemi, da esso stesso creati, in un ritorno alla “purezza delle origini”. Il che non ha fatto altro che perpetuare le problematiche da cui è affetto, finendo col riproporre le stesse istanze sociali a distanza di qualche decennio: disuguaglianza economica, corruzione, disparità tra uomini e donne, bassissimo livello di istruzione, fanatismo religioso, mancanza di libertà di pensiero, disorganizzazione sociale, burocrazia elefantiaca e chi più ne ha più ne metta.
Ciò che più mi colpisce è il concetto di “disorganizzazione sociale”.
Questo cazzo di islam ha “perpetuato” la disorganizzazione sociale?
Ma ti rendi conto di ciò che dici? Ma hai presente che stai pensando esattamente come un Sir Richard Francis Burton dei poveri, ma nel XXI secolo?
In più ci metti la solita allegra ignoranza, non distingui fra islam e arabi:
Insomma, sembra che nel mondo arabo si possano uccidere i tiranni, scatenare stragi e bagni di sangue, cambiare le classi dirigenti, ma solo affinché tutto torni come prima.
Non ho letto il libro che Bacchi cita ma ho tanto il sentore che Bacchi abbia proceduto a interpolare i dati ivi riportati.
E’ possibile, però, che il suo autore dia la stessa interpretazione del mondo di Bacchi, e di questo mi rammaricherei, sebbene tutti noi sappiamo che il mondo è pieno di spazzatura e che bisogna farsene una ragione.
Ma va bene, diamo per scontato che Bacchi abbia capito e quindi attribuiamo all’autore del libro le approssimazioni e le assurdità di cui Bacchi si impadronisce:
Questi continui ritorni al passato della civiltà islamica sono magistralmente esposti nel saggio “La malattia dell’Islam” (Bollati – Boringhieri) dello scrittore tunisino Abdelwahab Meddeb: vale davvero la pena sintetizzare l’excursus storico – filosofico esposto da questo lucido e coraggioso intellettuale, per farsi un’idea di quanto affermo. Il primo scontro tra “progressisti” e “conservatori” nella storia islamica si è avuto con il contrasto, anche violento, tra la concezione, diremmo oggi, “razionalista” dei Mu’taziliti, rappresentati dallo Sceicco al –Ma’mun (786 – 833 d. C.) e il suo grande oppositore, nonché custode dell’ortodossia letteralista coranica, il filosofo e giurista Ibn Hanbal (780 – 855 d. C.). Citando direttamente Meddeb: “La sua resistenza trovò eco e sostegno nel popolo, che era sensibile al ritorno all’ortodossia coranica… I Mu’taziliti dovettero subire a loro volta ciò che avevano fatto subire agli avversari fino all’emarginazione e poi alla lenta ma ineluttabile estinzione, mentre quelli non soltanto sopravvissero ma anche prosperarono.” (Op. cit. pag. 24)
Al-Ma’mun era un Califfo, cioè la guida dell’Impero Islamico, non uno “sceicco”. I pensatori mu’taziliti sono altri, lui era un politico. La teologia mu’tazilita ha punti in comune con quella sciita passata e odierna e il quadro in cui al-Ma’mun dichiara il mu’tazilismo dottrina ufficiale dell’Impero è tutto politico.
Se c’erano progressisti e conservatori, in quel contesto, non so dirvi. Ma se c’erano passavano per caso.
Andiamo avanti:
Ma fu due secoli dopo che, a mio parere, si decisero le sorti di questo conflitto tra le due anime dell’Islam, quella conservatrice e quella innovativa: ovvero nella celebre diatriba che vide contrapposti Averroè (1126 – 1198), il sommo filosofo che aveva studiato a fondo Aristotele e che credeva nell’uguaglianza tra uomini e donne, e il suo predecessore Al Ghazali (1058 – 1111), che contestava il primato della logica aristotelica opponendogli il muro monolitico della fede nel messaggio coranico. Passò la “linea” di Al Ghazali e il risultato fu che l’Islam perse l’incontro rigenerante con la cultura greca, pienamente colto invece dall’Occidente cristiano, con le conseguenze che conosciamo: sua emancipazione dai “secoli bui” e decollo verso l’Umanesimo, il Rinascimento e le rivoluzioni scientifica e industriale, che ne hanno sancito il primato fino ad oggi.
L’islam quindi ha queste due anime, una delle quali perde definitivamente con al-Ghazzali.
Questi non è il grande sdoganatore dell’islam mistico, oggi sotto attacco ovunque da parte delle correnti salafite jihadiste e takfiri, bensì un contestatore del primato della logica aristotelica, principio portato avanti più tardi da un pensatore, Averroé, che nel mondo dell’islam a lui contemporaneo e a lui posteriore in ben pochi hanno conosciuto, essendo stato (e qui ci va un generico “purtroppo”) perseguitato nella Spagna almoravide (scrisse un libro contro al-Ghazzali).
Averroé ebbe molta fortuna in Europa, invece, e questo è forse il motivo per cui lo si mette a confronto, a-storicamente, con al-Ghazzali. E questo significa guardare la cosa sbagliata con gli occhi sbagliati.
Detto questo stiamo parlando di niente. La relazione dell’islam con la cultura greca –i cui tratti sono assolutamente diversi da quella che la cristianità ha avuto con essa– non può essere liquidata in due parole, e non ha senso parlare di “occasioni perse” quando queste occasioni sono percepite come tali dall’esterno e, soprattutto, descritte come tali da uno che nel XXI secolo legge la storia in termini di “progressisti e conservatori”.
Poi, intorno al 1300, il mondo musulmano fu colpito al cuore dall’invasione mongola: la splendida e colta Baghdad venne rasa al suolo dalle orde degli invasori e l’intera regione sprofondò in una crisi dalla quale si risollevò solo scegliendo di rafforzare le sue radici culturali e affidandosi alla guida spirituale di sempre: il Corano.
Questa frase è pura fiction. Non so cosa ne pensate voi. Ah, sì, prepara il pensiero successivo:
Tale sterzata in senso conservatore fu attuata dal teologo e giurista Ibn Taymiyya (1263 – 1328) che “…consacrò la vita, con una intelligenza e capacità di lavoro eccezionali, a spiare la minima asperità che l’occhio avrebbe potuto cogliere sulla superficie liscia della lettera… Dette la caccia agli effetti della filosofia e alle influenze greche nel discorso teologico; fustigò un gran numero di sette esoteriche…” (op. cit. pag. 52)
Ibn Taymiyya era uno delle migliaia di pensatori dell’epoca e il suo pensiero è da valutare nel quadro storico della Siria del XIII secolo, non sto qui a parlarne. Certo, influenza molti pensatori successivi ed è ripreso da molti “fondamentalisti” in seguito. Ma la sua “caccia” e le sue “fustigazioni” erano immerse nella situazione politica in cui si trovava. Che, appunto, molti moderni e contemporanei hanno considerato in qualche modo “simile” a quella coloniale e post-coloniale.
In Europa negli stessi anni sorgeva l’Umanesimo e di lì a poco, soprattutto in Italia, sarebbe letteralmente esploso il Rinascimento, diffondendo in tutto il mondo vampate di genialità eguagliate nella storia solo dall’Atene di Pericle.
E vai.
Proseguiamo questa veloce carrellata storica: nel 1700 da noi si affermava l’Illuminismo fino al trionfo dei principi di libertà, uguaglianza e fraternità della Rivoluzione Francese, mentre nel mondo arabo si imponeva l’interpretazione fondamentalista e rigida del Corano, ad opera di Al Wahab, “… un compilatore senza un minimo di originalità. Non si osa nemmeno qualificarlo come pensatore.” (op. cit. pag. 62), la cui dottrina è tuttora seguita in Arabia Saudita e nei Paesi confinanti.
Il wahhabismo nasce nella penisola araba e lì rimane per molto tempo. Questo genere di interpolazioni si giustificano solo con un impeto retorico smodato e superficiale.
Ed eccoci finalmente al nostro secolo: negli anni ’30 e negli anni ’50 i Padri Spirituali dei Fratelli Musulmani, Al Banna e Al Qutb, predicano l’ennesimo ritorno alla “purezza delle origini”, soprattutto in contrapposizione ai valori libertari dell’Occidente e in particolare della società americana, condannata come immorale e sessualmente promiscua. Si noti bene che stiamo parlando della società americana che processava Bertrand Russel e avrebbe condannato Wilhelm Reich al carcere, perché considerati troppo libertini: chissà cosa avrebbe pensato, il buon Al Qutb, se avesse potuto fare un giro nella San Francisco dei nostri giorni…
Siamo in pieno agonismo retorico. Cosa pensa, invece, la comunità musulmana di S. Francisco dei nostri giorni ?
Ma ovviamente qui siamo su un piano diverso. L’effetto si produce concatenando fra loro fatti, personaggi, epoche con il solo obiettivo di dimostrare una cosa “senza storia”. Perché all’islam la storia si nega.
Che dire poi della Rivoluzione Islamica Khomeinista degli anni ‘70, in netta contrapposizione con la modernizzazione, certamente forzata, forse anche ingenua, ma comunque sincera, voluta dallo Scià? Cacciato il monarca, il carcere e l’esilio toccarono ai marxisti, che pure avevano lottato fianco a fianco dei sostenitori di Khomeini contro la dittatura di Reza Pahlavi: insomma, un altro esempio di “ritorno alle origini” che ha tenuto fin’ora il grande Paese persiano sotto il tallone di ferro di una dittatura per certi versi anche peggiore di quella dello Scià.
Qui l’incartamento di Bacchi è evidente, mi sembra. Passando con lo schiacciasassi sulle macroscopiche differenze esistenti fra arabi e persiani, fra sunniti e sciiti, fra Khomeini e Ibn Taymiyya o Muhammad ibn Abd al-Wahhab, etc. si arriva pure a lodare lo Scià e si ignora ad esempio un Mossadeq, tutto in nome della “modernizzazione” di cui questi selvaggi proprio non vogliono sentir parlare. nemmeno i loro marxisti!!
Che tristezza.
E infine arriviamo alla tanto decantata “Primavera Araba” dell’anno scorso, che ha portato al potere, in Egitto, in Tunisia e in Libia, proprio i Fratelli Musulmani fondati da Al Banna e Al Qutb, cioè un grande movimento transnazionale di ispirazione integralista.
Tutti i morti per raggiungere questo obiettivo, qui, non contano 8conteranno dopo, nella “chiusa” conciliante).
L’evoluzione della Fratellanza da movimento antagonista a movimento integrato nell’ordine economico mondiale e quindi in fondo ben voluto da diverse grandi potenze OCCIDENTALI, in primis gli Stati Uniti, un paese in cui gli ATEI sono SOLO il 19%, non conta niente per Bacchi.
Conta molto di più al-Ma’mun, Averroé e Hasan al-Banna.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti: l’Egitto è tuttora una polveriera
non vi è stato conflitto armato
e in Libia, ormai divisa politicamente tra Cirenaica e Tripolitania,
falso
i vincitori stanno eliminando i sostenitori di Gheddafi con gli stessi sistemi brutali usati dal Rais: carcere, torture ed esecuzioni sommarie.
Propaganda gheddafiana. Le proporzioni fra repressione di Gheddafi e rigurgiti post-guerra (esecrabili, certamente) sono incommensurabili.
Il tutto, poi, con l’islam non c’entra assolutamente niente. O perlomeno: non c’entra niente con al-Ma’mun e compagnia.
Semmai c’entra col fatto che lì, non so se Bacchi se n’è accorto, c’è stata la guerra, con migliaia di morti.
Quanto alla Tunisia, tutto fa pensare che sia in atto una deriva fondamentalista, poiché gli estremisti islamici sembrano guadagnare terreno giorno dopo giorno, a scapito delle forze laiche di questo Paese, che pure hanno dato un contributo non indifferente alla “Primavera araba”. Esattamente come nell’Iran di Khomeini, trenta e passa anni fa… Per rendersene conto, segnali al lettore questo interessante reportage.
Davvero vergognoso. In Tunisia si parla dopo decenni di regime e, come in tutti gli altri paesi citati, escono fuori bubboni che Ben Ali teneva ben nascosti: la cosa faceva parte della sua strategia, comune in molti paesi arabi retti da tiranni, tesa a ingraziarsi le cancellerie del “mondo di sopra”, quel mondo che fino a ieri non immaginava neanche che si potesse prendere (a caso) un libro sull’islam e leggerlo.
Insomma, ce n’è abbastanza per ridimensionare le parole entusiastiche di certa sinistra nostrana – penso soprattutto a Nicki Vendola – inneggianti al “vento di libertà” che soffiava sull’intero Maghreb: adesso ci si sta rendendo conto che quel vento ha sì spazzato via i vecchi dittatori, ma forse solo per preparare il terreno a quelli nuovi, e per rinchiudere ancora una volta intere nazioni sotto la cappa della Sharia, la legge islamica che, da 1400 anni, ridimensiona puntualmente lo sviluppo e la giusta aspirazione alla libertà di milioni e milioni di esseri umani.
Sì, vabbene, adesso prendi di mira Vendola. Che davvero ha avuto voce in capitolo nelle dinamiche che hai finora descritto.
Nessun accenno, invece, a una Clinton, o a un Putin, a persone che ci hanno messo del loro per determinare la situazione odierna.
Quanto ai “nuovi dittatori” guarda bene, perfavore, nei prossimi mesi: vedrai che si collocano in qualche palazzo dell’amato Occidente.
Ho volutamente usato una formula dubitativa, poche righe fa, con la parola “forse”: mi rendo conto infatti che “forse” è ancora presto per tirare un bilancio definitivo della cosiddetta “Primavera araba”, e “forse” qualcosa di positivo c’è, nella presa del potere da parte dei Fratelli Musulmani: questo movimento è infatti ispirato da una forte componente di giustizia sociale ed economica, cosa di cui l’intero modo islamico ha urgente bisogno.
No, ma come? Ma è proprio su quelle due cose che i Fratelli Musulmani fanno cagare!!!
Se i nuovi leaders riusciranno almeno nell’intento di creare società più giuste, meno corrotte, con una migliore distribuzione della ricchezza, allora “forse” si potrà dire che un passo avanti è stato comunque compiuto.
Sulla strada della nuova schiavitù che tu stai contribuendo ad asfaltare di cazzate.
Le conseguenze non potranno che essere positive anche per l’Europa: infatti il rischio di islamizzazione del nostro continente nasce soprattutto dall’ immigrazione di massa dai paesi del Maghreb, dovuta appunto alle cattive condizioni economiche dell’intero Nord Africa.
Il rischio di islamizzazione??? L’immigrazione di massa??? Non ci posso credere, non ci posso credere.
Se le disuguaglianze sociali di tali paesi miglioreranno, si assisterà probabilmente ad una diminuzione dei flussi migratori, con un conseguente calo delle tensioni etniche che ormai percorrono anche il nostro continente, nessuna Nazione esclusa.
Ah, ma davvero??? Se sono ricchi va bene, tipo principe saudita, sennò a casa? Tensioni etniche???? Be’, sei in linea con Anders Behring Breivik, o poco ci manca. Quand’è che vai a sparare contro qualche raduno del PD?
Ma se è vero che il “Buon giorno si vede dal mattino”, temo che molte delle speranze di libertà che hanno spinto migliaia di giovani maghrebini a scendere in piazza, e anche a morire per rovesciare i vecchi regimi, rimarranno disattese: dunque prepariamoci ad anni di tensioni politiche, di nuove dittature nel nome della Sharia e, con ogni probabilità, a nuovi flussi migratori di massa. Ai quali, se vorremo sopravvivere come civiltà, dovremo rispondere con politiche di solidarietà, certo, ma anche e soprattutto di rigore e fermezza.
Sopravvivere come civiltà??? Da davvero hai scritto questo??
Ovvero: diamo pure al Maghreb tutto l’aiuto di cui ha bisogno, purché la Sharia rimanga ben confinata in quei territori e non si pretenda di riversare sull’Europa, ormai satura di migranti, i problemi che i Paesi nordafricani non vogliono o non sanno risolvere.
Marchetta UAAR? La “sharia confinata in quei territori”? State lì, state fermi lì, perfavore, miei cari selvaggi.
Ma l’Europa attuale, politicamente acefala e a sua volta indebolita dalla crisi economica, saprà trovare la forza e la coesione necessaria per questa sfida? Ai posteri l’ardua sentenza…
Mi sa che la sfida dell’Europa è tutta un’altra.
Vi prego, “maghrebini”, venite a salvarmi che io qui non ce la faccio più.
NB: le opinioni espresse in questa sezione non riflettono necessariamente le posizioni dell’associazione.
Fareste meglio a togliere quel “necessariamente”, cari miei, se non volete mettervi in ridicolo.
Caro Bacchi, lo dovevo fare, non te la prendere.w
https://in30secondi.altervista.org/2012/05/10/lorientalista-ateo-e-la-primavera-araba/Fuori misuraScomposte invettivearabi,averroè,europa,ibn taymiyya,islam,islamistica,italia,maghreb,migrazioni,muhammad bin abd al-wahhab,persiani,rivolte,rivoluzioni
“NB: le opinioni espresse in questa sezione non riflettono necessariamente le posizioni dell’associazione.
Fareste meglio a togliere quel “necessariamente”, cari miei, se non volete mettervi in ridicolo.”
Be’, i commenti sotto sono tutti entusiasti e spaventati
Eh, Mauricius, qui la situazione è grama
Grande come sempre caro Lorenzo!
Pietà!!! :-) Non si può leggere questo semi-analfabeta….(una chicca tra le migliaia in poche righe: I Fratelli Musulmani fondati da Al Banna e Sayyd Qutb!ahahahahah…poverino….) ma chi gli pubblica qualcosa ad un ignorante disinformato simile? Scriva di calcio che é meglio…
– sul ritorno “alla purezza delel origini”, l’autore (o il commentatore?) dimenticano come lo stesso umanesimo e rinascimento europei fossero generati da uno spirito di “ritorno all’antico”. Lo stesso spirito che ha generato i neo-classicismi e tutti i neo-ismi degli ultimi secoli.
E dimentica anche come dopo un venticinquennio di casini scoppiati in Europa con la Rivoluzione Francese, la risposta alle istanze di quella rivoluzione è stata una “Santa” Alleanza fra “antichi regimi”, che con la restaurazione ha tentato di soffocare per un buon mezzo secolo le richieste democratiche, e alla fine ha semplicemente cooptato quelle prettamente affaristiche dei liberali…
– sull’immigrazione di massa: bisogna ben distinguere ma emigranti e profughi. L’emigrazione in senso stretto non è motivata tanto dal sottosviluppo (materiale o morale) del paese di partenza, bensì dallo sviluppo del paese di arrivo. Il orincipio della “riserva indiana” non sarebbe solo deprecabile, ma anche inefficace.
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